L'arretramento ferroviario, investimento strategico: vietato fallire
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L'arretramento ferroviario, investimento strategico: vietato fallire

L’ARRETRAMENTO. Questo e non altro è il futuro dei trasporti su ferro della nostra regione. Ottimo per le città costiere che così potranno riappropriarsi di spazi da riqualificare con sistemi di viabilità leggera, elettrica, a basso impatto. Ottimo per le merci, per quel settore cargo così tanto importante ma da sempre trascurato nel dialogo tra i tre grandi sordi rappresentati da porto, aeroporto, interporto. Il tutto per riallineare le Marche al resto del Paese. In fretta, signori. Di tempo se ne è perso anche troppo. Mentre qua si studiavano ripieghi dal respiro corto, convinti che sarebbero bastati un bypassino attorno alla Raffineria, un Muro antirumore e un lungomare posticcio alla frana Barducci per far bella figura, nel resto d’Italia ci si prepara a viaggiare da Bari a Milano passando (via Napoli) dal Tirreno e risparmiando un’ora rispetto alla linea tradizionale su Pescara e Ancona.
Grazie alla Regione Marche anche la nostra città, insieme agli altri Comuni, è stata chiamata a indicare le esigenze del territorio per andare a redigere un documento da inviare a Ministero. Siamo convinti che lo sviluppo del nostro territorio passi per l’arretramento della linea ferroviaria come siamo altrettanti certi che occorrerà collegare meglio i binari con l’aeroporto Sanzio, sia per quel che riguarda i passeggeri (andando a prevedere una nuova stazione di riferimento), sia per il cargo che potrà beneficiare anche del trasferimento degli scali merci da Villanova all’Interporto di Jesi. Dettaglio da non dimenticare: se Amazon – che è una multinazionale dedita al profitto – ha scelto quest’area per investire significa che l’appeal e le possibilità di sviluppo non mancano. Sfruttiamole e andiamo oltre la miopia. Siamo agli albori di un confronto che si figura già da adesso complicato.
Dico questo perché è chiaro che incontreremo vecchie conoscenze. È sempre così quando ci si confronta con la pubblica amministrazione. I politici cambiano, gli apparati restano. Avremo a che fare con gli stessi che volevano spendere tra i 4 e i 7 miliardi a livello nazionale per le barriere anti rumore, non dimentichiamolo. Per quanto il mondo da allora a oggi possa essere cambiato, ci sarà sempre un cassetto pronto per essere aperto dal quale estrarre un progetto già visto, già bocciato. Dovremo essere coraggiosi. E forti. Forti come lo siamo stati quando eravamo uniti – Comune e cittadini - nella battaglia contro il Muro con le oltre 10mila firme raccolte, con la catena umana in spiaggia. Ci avviamo a un’altra battaglia di popolo. L’alternativa non è contemplata: un qualsiasi altro progetto al ribasso ci vedrebbe ancora più marginali.
Dico questo perché è chiaro che incontreremo vecchie conoscenze. È sempre così quando ci si confronta con la pubblica amministrazione. I politici cambiano, gli apparati restano. Avremo a che fare con gli stessi che volevano spendere tra i 4 e i 7 miliardi a livello nazionale per le barriere anti rumore, non dimentichiamolo. Per quanto il mondo da allora a oggi possa essere cambiato, ci sarà sempre un cassetto pronto per essere aperto dal quale estrarre un progetto già visto, già bocciato. Dovremo essere coraggiosi. E forti. Forti come lo siamo stati quando eravamo uniti – Comune e cittadini - nella battaglia contro il Muro con le oltre 10mila firme raccolte, con la catena umana in spiaggia. Ci avviamo a un’altra battaglia di popolo. L’alternativa non è contemplata: un qualsiasi altro progetto al ribasso ci vedrebbe ancora più marginali.