Contro il Muro è una battaglia di popolo e contro il corto circuito dello Stato

Contro il Muro è una battaglia di popolo e contro il corto circuito dello Stato

simulazione muroMentre una timida Anna Casini, vicepresidente della Regione Marche, risponde con un “vedremo, valuteremo” all’interrogazione in consiglio regionale sul Muro, sulla quale interverrò nei prossimi giorni, vale la pena di registrare la presenza di un corto circuito tra i vari apparati dello Stato. Non solo tra diversi enti ma anche all’interno dello stesso soggetto, tra uffici diversi. Incomunicabilità sia orizzontale, tra pari grado, che verticale tra i centri decisionali e la periferia. Non si spiega altrimenti la ferrea volontà della Direzione Centrale Rfi/Italferr, sostenuta anche dalla Direzione di Produzione della Linea Centrale Adriatica (vedi recente intervista a emittenti locali dello stesso Dirigente), di realizzare il contestatissimo, dannatissimo Muro a dividere la nostra città dal mare e, con l’intento – che nessuno può accertare – di abbattere il rumore porterà certamente un incremento dell’inquinamento. Il tutto mentre il direttore generale e amministratore delegato di Rfi, Maurizio Gentile, chiede ai ministri Toninelli (Trasporti) e Costa (Ambiente) di modificare la legge affinché si pensi prima al miglioramento del materiale rotabile (motori per la trazione, carrozze viaggiatori, carri merci, sistema frenante, etc.) e delle infrastrutture fisse ferroviarie (binari, traversine, massicciata, etc.), passando poi al miglioramento dei ricettori passivi (abitazioni, infissi, finestre, vetrate, etc.) e poi, solo successivamente e qualora risultasse esserci ancora troppo rumore, fare barriere fonoassorbenti sotto i tre metri di altezza.

Forse dalle nostre parti non leggono le lettere del proprio Amministratore, emesse probabilmente anche a seguito di studi specializzati dell'Unione Europea. E ci tocca anche leggere sui giornali risposte saccenti del funzionario di turno che sottolinea a braccia spalancate “è la legge”. Ah, sì? Si sappia allora che sempre per legge ci muoveremo. Intanto abbiamo detto no all’esproprio del vialetto Marotta che era stato chiesto, insieme alle pertinenze di alcune abitazioni private, per ospitare 5 anni e più di cantiere. Alla Regione, chiamata a dare un parere di conformità urbanistica, abbiamo dato tutti gli strumenti a sostegno del No. Abbiamo anche solleticato la Soprintendenza. Andremo a Roma, alla conferenza dei servizi al Ministero, forti di tutti questi pareri e con le 5mila (per allora saranno anche di più) firme dei cittadini che non vogliono questo scempio. Qualora tutto questo non bastasse abbiamo già consultato un legale di fiducia per studiare la pratica. Non vorremmo pigiare quel bottone perché crediamo che lo Stato debba dialogare e valutare a 360 gradi le situazioni. L’altra sera al Centro Pergoli questo abbiamo spiegato. Siamo all’inizio di una lunga battaglia. Checché ne dica qualche nostro avversario politico che parla di manfrina, di progetto che non si farà mai. E meglio così se non si farà. Ma a noi è stato così presentato. E noi vogliamo contrastarlo con tutte le armi che abbiamo a disposizione.

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