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Il 5G tra sospetti per la salute e una certezza: il furto di democrazia
Vi ricordate qualche anno fa quando abbiamo contrastato la realizzazione di un impianto di telefonia a Palombina Vecchia, al centro di una zona distante pochi metri da scuola, parrocchia, case e campo sportivo? Potrebbe non essere più possibile, per Comuni e cittadini, opporsi a progetti come questo e forse anche peggio di questo visto che in ballo c’è anche la tanto discussa tecnologia 5G. Questo è uno dei lati oscuri del Decreto Semplificazioni nato, in teoria, per rilanciare l’economia del nostro Paese evitando i gangli burocratici che troppo spesso bloccano anche opere di recupero e migliorie viarie. Uno degli articoli, dedicato ad ambiente e green economy (!!!), spoglia i Comuni dalla possibilità di introdurre limitazioni sulla localizzazione delle antenne.
Nel testo si parla di "modifiche necessarie per velocizzare gli interventi di installazione e adeguamento di impianti di comunicazione sia fissa che mobile prevedendo la semplificazione delle procedure autorizzative inerenti gli interventi di scavo, installazione e manutenzione di reti in fibra e degli impianti radioelettrici di comunicazione". Tradotto: i cittadini non devono rompere le scatole perché le antenne sono necessarie, lì dove gli ingegneri della compagna X le hanno pensate. Molti sindaci, delegittimati della loro autorità, sono rimasti sorpresi. C’è anche un altro aspetto, tuttavia, ed è legato proprio alla tecnologia 5G. Lungi da me fare il negazionista o salire sulla barricata dell’ambientalismo francescano e mainstream ma, adottando tutta la necessaria cautela del caso, riconosco che non ci sono abbastanza conoscenze scientifiche in materia per poter “sposare” una soluzione piuttosto che un’altra.
Nel testo si parla di "modifiche necessarie per velocizzare gli interventi di installazione e adeguamento di impianti di comunicazione sia fissa che mobile prevedendo la semplificazione delle procedure autorizzative inerenti gli interventi di scavo, installazione e manutenzione di reti in fibra e degli impianti radioelettrici di comunicazione". Tradotto: i cittadini non devono rompere le scatole perché le antenne sono necessarie, lì dove gli ingegneri della compagna X le hanno pensate. Molti sindaci, delegittimati della loro autorità, sono rimasti sorpresi. C’è anche un altro aspetto, tuttavia, ed è legato proprio alla tecnologia 5G. Lungi da me fare il negazionista o salire sulla barricata dell’ambientalismo francescano e mainstream ma, adottando tutta la necessaria cautela del caso, riconosco che non ci sono abbastanza conoscenze scientifiche in materia per poter “sposare” una soluzione piuttosto che un’altra.
Il 5G fa male? Gli studi sono in corso. Avendo qualche anno alle spalle, ho ancora negli occhi la vicenda dell’amianto. All’inizio nessuno sapeva che l’eternit, la stessa lavorazione del cemento amianto, poteva causare danni permanenti alla salute e che avrebbe portato malattia e morte all’interno di migliaia di famiglie. Cautela, dunque, massima cautela. Ma come? Stiamo da oltre 10 anni correndo dietro a carte, autorizzazioni, supplementi d'indagine e continue richieste del Ministero per avviare, intanto, almeno, la bonifica dei terreni inquinati dell’ex Montedison e passare al recupero di un'area degradata e poi per impiantare un’antenna si sorvola in leggiadria sui mille dubbi circa la sua nocività? Siamo alle solite. Il Moloch dello Stato è più grande dove i piccoli non si possono difendere: un Comune con poche risorse, un semplice cittadino, una pmi che vorrebbe partecipare a una gara d’appalto. I tempi si dilatano in una melina infinita e le leggi, come spesso accade, si applicano a nemici mentre si interpretano per gli amici.
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Ceriscioli chiama, speriamo che il ministro De Micheli faccia ciò che sa fare meglio
Fermo restando che noi siamo sempre stati dell’idea che il bypass ferroviario fosse o il primo stralcio del più generale arretramento ferroviario oppure un’opera da combattere, mi viene da sorridere quando leggo (sul Corriere Adriatico di oggi) che il governatore Ceriscioli ha chiesto al ministro De Micheli di assegnare alle Marche 30 milioni di euro per realizzare una nuova stazione a Marina di Montemarciano. Nelle Marche ci si continua a dimenticare che esiste un aeroporto con a fianco una piccola, pressoché inutilizzata stazione.
Fermo restando che noi siamo sempre stati dell’idea che il bypass ferroviario fosse o il primo stralcio del più generale arretramento ferroviario oppure un’opera da combattere, mi viene da sorridere quando leggo (sul Corriere Adriatico di oggi) che il governatore Ceriscioli ha chiesto al ministro De Micheli di assegnare alle Marche 30 milioni di euro per realizzare una nuova stazione a Marina di Montemarciano. Nelle Marche ci si continua a dimenticare che esiste un aeroporto con a fianco una piccola, pressoché inutilizzata stazione.
Solo a me viene in mente che una grande stazione con i Freccia, con parcheggi e servizi, per collegare la nostra regione con la Capitale, sia meglio in prossimità di un’importante infrastruttura già esistente e alla ricerca di rilancio? Ovviamente parlo di passeggeri perché poi, per le merci, ci sarebbe l’altro grande polo incredibilmente snobbato che è l’Interporto di Jesi.
L’approssimazione di Ceriscioli – perché non voglio pensare che togliere una stazione importante a Falconara per darla a Montemarciano sia un dispettuccio a una città di centrodestra per favorirne una governata dal centrosinistra - tuttavia non mi turba. L’ormai prossimo ex Governatore chiede soldi a un ministro che ha dato ampia prova di inefficienza. Ce la ricordiamo, la De Micheli, commissario del terremoto con uno zero assoluto nella lista delle cose fatte. Continui così. Mai come adesso vale il detto “chi non fa, non falla”.
L’approssimazione di Ceriscioli – perché non voglio pensare che togliere una stazione importante a Falconara per darla a Montemarciano sia un dispettuccio a una città di centrodestra per favorirne una governata dal centrosinistra - tuttavia non mi turba. L’ormai prossimo ex Governatore chiede soldi a un ministro che ha dato ampia prova di inefficienza. Ce la ricordiamo, la De Micheli, commissario del terremoto con uno zero assoluto nella lista delle cose fatte. Continui così. Mai come adesso vale il detto “chi non fa, non falla”.
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Nel giorno in cui l’Unione Europea dà l’ok alla Regione Marche per il bando da 13,5 milioni, quello per nuovi voli che non ci saranno mai perché le compagnie aeree l’hanno già bocciato per gli eccessivi cavilli e orpelli burocratici, scopriamo che si lesina denaro per l’elisoccorso regionale. La base di Icaro, l’elicottero del 118, va ristrutturata. Ci vorranno tre mesi e per questo mezzo ed equipaggio hanno bisogno di una sistemazione provvisoria. Di getto verrebbe da pensare a Falconara e al suo aeroporto. Troppo semplice. E così si ripiega su Fabriano. Il che ha messo in subbuglio intanto gli operatori sanitari, preoccupati per i tempi di soccorso. Ma soprattutto mette a rischio gli stessi cittadini. Tutto per questione di denaro.
Secondo quanto riportato dalla stampa la cifra chiesta da Aerdorica per ospitare l’eliambulanza sarebbe troppo alta. Si poteva trattare? Secondo l’ad Bassetti, sì ma nessuno si è fatto vivo. È davvero sconcertante quello che sta avvenendo. Abbiamo un aeroporto che per anni è stato un pozzo senza fondo. Ci sono 77 persone, in pratica tutte le ultime 5 giunte di centrosinistra che hanno governato la Regione Marche, dal 1995 al 2020, un quarto di secolo, indagate dalla Procura che vuole finalmente fare luce sullo scempio di bilanci costantemente in rosso nonostante le iniezioni continue di denaro pubblico.
Secondo quanto riportato dalla stampa la cifra chiesta da Aerdorica per ospitare l’eliambulanza sarebbe troppo alta. Si poteva trattare? Secondo l’ad Bassetti, sì ma nessuno si è fatto vivo. È davvero sconcertante quello che sta avvenendo. Abbiamo un aeroporto che per anni è stato un pozzo senza fondo. Ci sono 77 persone, in pratica tutte le ultime 5 giunte di centrosinistra che hanno governato la Regione Marche, dal 1995 al 2020, un quarto di secolo, indagate dalla Procura che vuole finalmente fare luce sullo scempio di bilanci costantemente in rosso nonostante le iniezioni continue di denaro pubblico.
Un aeroporto sul quale, solo ultimamente, si sono spesi 25 milioni di euro per salvare la società e si tiene il braccino corto per l’eliambulanza di servizio a un ospedale a servizio di tutto il territorio regionale? A voi i commenti.
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C’è un clima di fiducia nei confronti del nuovo management di Aerdorica, la società di gestione dell’aeroporto falconarese Raffaello Sanzio, e questa è cosa molto gradita dalle parti del Castello. Lo si evince dalle pagine dei giornali scorrendo le dichiarazioni di responsabili delle compagnie aeree, sindacali, di rappresentanti delle organizzazioni sindacali. Come amministratori e cittadini siamo stati sempre parecchio perplessi dalle gestioni del passato che hanno portato l’azienda, pressoché totalmente pubblica, a un passo dal fallimento e con numerosi debitori alla finestra (solo il Comune di Falconara deve avere circa un milione di euro, per dire). Ora, con l’arrivo dei privati, si assiste a una fase nuova.
Vogliamo essere fiduciosi. Per anni abbiamo sentito parlare di Aeroporto delle Marche come punto di arrivo fantomatico di milioni turisti stranieri che vogliono visitare la nostra regione. I quali non esistono. All’estero non si conoscono le Marche, non se ne percepisce l’esistenza. Lo sanno tutti fuorché tra gli uffici burocratici della Regione Marche. E il contestato bando da 13,5 milioni di euro, pieno di cavilli, di ostacoli per le compagnie aeree, è lì a dimostrarlo. Molto e meglio si dovrà investire per far entrare la nostra regione tra le mete del turismo mondiale.
Vogliamo essere fiduciosi. Per anni abbiamo sentito parlare di Aeroporto delle Marche come punto di arrivo fantomatico di milioni turisti stranieri che vogliono visitare la nostra regione. I quali non esistono. All’estero non si conoscono le Marche, non se ne percepisce l’esistenza. Lo sanno tutti fuorché tra gli uffici burocratici della Regione Marche. E il contestato bando da 13,5 milioni di euro, pieno di cavilli, di ostacoli per le compagnie aeree, è lì a dimostrarlo. Molto e meglio si dovrà investire per far entrare la nostra regione tra le mete del turismo mondiale.
Diverso è il discorso se guardiamo al settore cargo, vera vocazione naturale del nostro scalo. Ovviamente occorre non pensare al Sanzio come a un corpo a sé stante ma come a una struttura strategica all’interno di un triangolo della logistica. Ciò che a Falconara ripetiamo da anni è stato ben sintetizzato nel suo intervento dal senatore Mauro Coltorti: aeroporto, porto e interporto nel giro di 30 chilometri, i cardini di quella Piattaforma Logistica Marche collegata con strade e ferrovie che purtroppo non è mai andata oltre gli enunciati e gli incontri politici di circostanza.
Coltorti, presidente della commissione Lavori Pubblici al Senato, che in passato abbiamo anche criticato ma con il quale ci siamo confrontati costruttivamente su questi temi, ha ruolo e capacità per contribuire a incidere in questa partita che ha tutti i requisiti per finire nell’indice di quell’Agenda Marche di cui si parla quando si discute di grandi opere pubbliche nazionali. Abbiamo bisogno, come sistema Marche, di trovare una soluzione per l’uscita dal Porto di Ancona, dell’arretramento della ferrovia Adriatica e del raddoppio della Falconara-Orte-Roma, del raddoppio della SS16 e del completamento della superstrada per Perugia. In questo periodo post Covid stiamo assistendo a un rinnovato dinamismo che per ora resta sulla carta. Servono uomini nuovi per far camminare idee nuove. A chi lavorerà per tradurle in atti concreti non mancherà la nostra collaborazione.
Coltorti, presidente della commissione Lavori Pubblici al Senato, che in passato abbiamo anche criticato ma con il quale ci siamo confrontati costruttivamente su questi temi, ha ruolo e capacità per contribuire a incidere in questa partita che ha tutti i requisiti per finire nell’indice di quell’Agenda Marche di cui si parla quando si discute di grandi opere pubbliche nazionali. Abbiamo bisogno, come sistema Marche, di trovare una soluzione per l’uscita dal Porto di Ancona, dell’arretramento della ferrovia Adriatica e del raddoppio della Falconara-Orte-Roma, del raddoppio della SS16 e del completamento della superstrada per Perugia. In questo periodo post Covid stiamo assistendo a un rinnovato dinamismo che per ora resta sulla carta. Servono uomini nuovi per far camminare idee nuove. A chi lavorerà per tradurle in atti concreti non mancherà la nostra collaborazione.