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Finalmente Mangialardi sposa l'arretramento ferroviario: effetto Franceschini o è solo Palazzo Raffaello?
Sarà l’ordine di scuderia partito da Franceschini, sarà che con le elezioni regionali alle porte è bene promettere anche se non ci si crede (non si sa mai) ma è un piacere registrare la conversione di Maurizio Mangialardi, sindaco di Senigallia, numero 1 dell’Anci Marche e candidato di Pd e centrosinistra alla carica di governatore regionale, rispetto all’arretramento ferroviario. Scettico al massimo come la collega anconetana Mancinelli, Mangialarsi si era presentato al Castello in occasione del consiglio comunale aperto convocato da Falconara contro il Muro sul mare delle Ferrovie con due certezze:
Sarà l’ordine di scuderia partito da Franceschini, sarà che con le elezioni regionali alle porte è bene promettere anche se non ci si crede (non si sa mai) ma è un piacere registrare la conversione di Maurizio Mangialardi, sindaco di Senigallia, numero 1 dell’Anci Marche e candidato di Pd e centrosinistra alla carica di governatore regionale, rispetto all’arretramento ferroviario. Scettico al massimo come la collega anconetana Mancinelli, Mangialarsi si era presentato al Castello in occasione del consiglio comunale aperto convocato da Falconara contro il Muro sul mare delle Ferrovie con due certezze:
A) con Rfi bisognava dialogare e “concertare” come lui aveva fatto tempo prima a Senigallia, non come noi falconaresi che eravamo in trincea. (“Questo approccio adottato dal Comune di Senigallia deve essere di esempio anche agli altri che si schierano per un no che non porterà da nessuna parte, se non alla realizzazione di un progetto calato dall’alto, senza possibilità di incidere”);
B) l’arretramento ferroviario era da annoverare come una fantasiosa ipotesi populista.
La prima convinzione si è schiantata quando, alla faccia della concertazione, si è accorto che Rfi aveva avviato a sua insaputa procedure di esproprio in quel di Marzocca. L’altra, ora, sull’asse Franceschini-Ricci. La via per Palazzo Raffaello è un po’ come quella per Damasco. Ancona, al solito, abituata a ragionare tra via Redi e Portonovo, non pervenuta. Ma come nel caso di Mangialardi, c’è sempre speranza.
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Il lungomare a Falconara, adesso o mai più: anche il ministro è d'accordo
Da tempo Falconara parla di arretramento ferroviario e tutti ridono. Ride Ancona, ride Senigallia. Anche ultimamente, quando abbiamo battagliato contro lo sciagurato progetto del Muro (che, non tramontato ma in standby, continuiamo a controllare Rfi pronti a contrastarlo) chi non taceva parlava di “fantasie” e di “progetto irrealizzabile”. Fino a ieri, almeno. “Da Pesaro a Termoli c’è una vecchia linea ferroviaria che danneggia 500 chilometri di costa passando a pochi metri dal mare.
Proviamo a pensare a un’alta velocità spostata all’interno, a fianco dell’autostrada, che attraversi tutti gli aeroporti da Bari a Bologna e la vecchia linea che diventa la più lunga e incredibile ciclabile d’Europa sul mare, cucendo tra loro decine di località balneari”. Non lo dice il sindaco di Falconara, Stefania Signorini, e non lo dice nemmeno Clemente Rossi. Le parole sono del ministro Dario Franceschini che, oltre a essere ministro, è uno dei big del Partito Democratico alla guida – finora – della Regione Marche e, per quel che ci riguarda, dei nostri vicini di casa costieri.
Un’uscita che non è sfuggita al sindaco di Pesaro Matteo Ricci (altro dem del giro dei dem che contano) che ha subito rilanciato immaginando la “ciclabile più lunga d’Europa” e si è detto “pronto, come sindaco, a riprendere e rilanciare la battaglia”. Noi da Falconara saremo al loro fianco perché è un’istanza che portiamo avanti da tempo e che non abbiamo mai abbandonato nonostante lo scetticismo generale. In questo clima di rinnovato coraggio chiediamo dunque al ministro Franceschini di darsi da fare e, lavorando con la collega De Micheli, di proporre al Governo questo progetto rivoluzionario.
È un ministro di questo Governo non uno che parla dal bar. Ha a sua disposizione tutti gli strumenti politici per avviare una rivoluzione più che attesa. Blocchi gli attuali lavori del bypass annullando la delibera del Cipe e faccia convogliare quei fondi in questo grande piano strategico che riguarda tutto l’Adriatico. Il collegamento diretto della linea ferroviaria Adriatica con la Romana si farà comunque ma, come abbiamo sempre chiesto, all’interno dell’arretramento complessivo della ferrovia.
Per noi significherà, oltre che consentire al meglio il passaggio della Ciclovia Adriatica, di aprire la città al suo mare. A Falconara non siamo per i sorrisi di circostanza. Siamo per le battaglie giuste. E stavolta stiamo con Franceschini e Ricci.
Un’uscita che non è sfuggita al sindaco di Pesaro Matteo Ricci (altro dem del giro dei dem che contano) che ha subito rilanciato immaginando la “ciclabile più lunga d’Europa” e si è detto “pronto, come sindaco, a riprendere e rilanciare la battaglia”. Noi da Falconara saremo al loro fianco perché è un’istanza che portiamo avanti da tempo e che non abbiamo mai abbandonato nonostante lo scetticismo generale. In questo clima di rinnovato coraggio chiediamo dunque al ministro Franceschini di darsi da fare e, lavorando con la collega De Micheli, di proporre al Governo questo progetto rivoluzionario.
È un ministro di questo Governo non uno che parla dal bar. Ha a sua disposizione tutti gli strumenti politici per avviare una rivoluzione più che attesa. Blocchi gli attuali lavori del bypass annullando la delibera del Cipe e faccia convogliare quei fondi in questo grande piano strategico che riguarda tutto l’Adriatico. Il collegamento diretto della linea ferroviaria Adriatica con la Romana si farà comunque ma, come abbiamo sempre chiesto, all’interno dell’arretramento complessivo della ferrovia.
Per noi significherà, oltre che consentire al meglio il passaggio della Ciclovia Adriatica, di aprire la città al suo mare. A Falconara non siamo per i sorrisi di circostanza. Siamo per le battaglie giuste. E stavolta stiamo con Franceschini e Ricci.
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Il Bilancio comunale: un appello all'unità e alla responsabilità di tutto il Consiglio Comunale
Un passaggio cruciale per la vita del nostro Comune nel pieno dell'emergenza Coronavirus: dobbiamo lavorare pensando al migliore dei mondi possibile, preparandoci ad affrontare il peggiore degli scenari
È un Bilancio Preventivo di guerra quello che sta per approdare al voto in Consiglio Comunale. Non tanto per il suo contenuto, quanto per il significato che assume in mezzo a questa emergenza epocale che stiamo cercando di affrontare con tutti i mezzi, finanziari e umani, di cui disponiamo. Non voglio soffermarmi sulle cifre che ha snocciolato sugli organi di informazione, con la consueta perizia, il collega di giunta Raimondo Mondaini ma mi concentro su alcune considerazioni di indirizzo che credo debbano guidare l’azione amministrativa a partire da oggi fin verso un ritorno alla normalità che nessuno immagina né facile, né immediato.
Va subito detto che il voto al documento contabile in questione è il punto di partenza del percorso che dobbiamo affrontare. Servirà per consentire la piena operatività – in termini di gestione – delle macchina municipale. Dunque, il 30 aprile, giorno del Consiglio Comunale che sarà trasmesso in streaming a disposizione di tutte le persone a casa, è da leggere come un passaggio cruciale. Alcune misure sono state prese nell’immediato del blocco sociale ed economico che stiamo ancora vivendo. Provvedimenti necessari, doverosi ma, capite bene, portatori di ripercussioni sui nostri conti pubblici. L’opera di risanamento delle casse intrapresa anni fa dovrà arrestarsi finché la situazione non sarà tornata alla normalità ed è per questo che, intanto, abbiamo chiesto al Governo di sospendere le rate dei mutui della Pubbliche Amministrazioni.
Ciò ci consentirebbe, se arrivasse l’ok da Roma, di avere a disposizione 2,3 milioni di euro. Ci ragioneremo quando e se li avremo. Per ora il pagamento delle tasse comunali è stata spostato al 30 giugno come anche sono stati sospesi,fino al primo luglio, i pagamenti delle rate legati a piani di rientro. Entrate posticipate. Non mi illudo che queste cifre rientreranno perché la situazione economica di cittadini e imprese, stagnante già prima dell’emergenza, ha assunto in molti casi contorni drammatici. Di contro aumenteranno le uscite. Pensiamo solo ai soldi già spesi per improntare tutte le misure di sicurezza, i servizi di assistenza alla popolazione, eccetera. Siamo stati anche aiutati dalla generosità dei privati che hanno consentito l'acquisto delle mascherine, poi distribuite alle famiglie.
Dobbiamo lavorare pensando al migliore dei mondi possibile, preparandoci ad affrontare il peggiore degli scenari. Un plauso a cittadini che con responsabilità e spirito di collaborazione stanno affrontando questa emergenza. A coloro che non si sono fermati e hanno, nelle difficoltà, continuato a lavorare. Un plauso a tutti i volontari che si stanno prodigando anche per le raccolte alimentari che vanno ad assistere quella fascia grigia di popolazione che non rientra negli stretti parametri imposti dal Governo per i buoni pasto. Ed è proprio con lo stesso senso di responsabilità, con la stessa forza, che siamo chiamati ad affrontare il nostro servizio alla città. Mi auguro che tutto il Consiglio Comunale, maggioranza e opposizione, consapevole del momento storico che stiamo attraversando, possa trarre spunto dal mondo del volontariato che opera nell’unità e senza interessi per il bene della cittadinanza.
Un passaggio cruciale per la vita del nostro Comune nel pieno dell'emergenza Coronavirus: dobbiamo lavorare pensando al migliore dei mondi possibile, preparandoci ad affrontare il peggiore degli scenari
È un Bilancio Preventivo di guerra quello che sta per approdare al voto in Consiglio Comunale. Non tanto per il suo contenuto, quanto per il significato che assume in mezzo a questa emergenza epocale che stiamo cercando di affrontare con tutti i mezzi, finanziari e umani, di cui disponiamo. Non voglio soffermarmi sulle cifre che ha snocciolato sugli organi di informazione, con la consueta perizia, il collega di giunta Raimondo Mondaini ma mi concentro su alcune considerazioni di indirizzo che credo debbano guidare l’azione amministrativa a partire da oggi fin verso un ritorno alla normalità che nessuno immagina né facile, né immediato.
Va subito detto che il voto al documento contabile in questione è il punto di partenza del percorso che dobbiamo affrontare. Servirà per consentire la piena operatività – in termini di gestione – delle macchina municipale. Dunque, il 30 aprile, giorno del Consiglio Comunale che sarà trasmesso in streaming a disposizione di tutte le persone a casa, è da leggere come un passaggio cruciale. Alcune misure sono state prese nell’immediato del blocco sociale ed economico che stiamo ancora vivendo. Provvedimenti necessari, doverosi ma, capite bene, portatori di ripercussioni sui nostri conti pubblici. L’opera di risanamento delle casse intrapresa anni fa dovrà arrestarsi finché la situazione non sarà tornata alla normalità ed è per questo che, intanto, abbiamo chiesto al Governo di sospendere le rate dei mutui della Pubbliche Amministrazioni.
Ciò ci consentirebbe, se arrivasse l’ok da Roma, di avere a disposizione 2,3 milioni di euro. Ci ragioneremo quando e se li avremo. Per ora il pagamento delle tasse comunali è stata spostato al 30 giugno come anche sono stati sospesi,fino al primo luglio, i pagamenti delle rate legati a piani di rientro. Entrate posticipate. Non mi illudo che queste cifre rientreranno perché la situazione economica di cittadini e imprese, stagnante già prima dell’emergenza, ha assunto in molti casi contorni drammatici. Di contro aumenteranno le uscite. Pensiamo solo ai soldi già spesi per improntare tutte le misure di sicurezza, i servizi di assistenza alla popolazione, eccetera. Siamo stati anche aiutati dalla generosità dei privati che hanno consentito l'acquisto delle mascherine, poi distribuite alle famiglie.
Dobbiamo lavorare pensando al migliore dei mondi possibile, preparandoci ad affrontare il peggiore degli scenari. Un plauso a cittadini che con responsabilità e spirito di collaborazione stanno affrontando questa emergenza. A coloro che non si sono fermati e hanno, nelle difficoltà, continuato a lavorare. Un plauso a tutti i volontari che si stanno prodigando anche per le raccolte alimentari che vanno ad assistere quella fascia grigia di popolazione che non rientra negli stretti parametri imposti dal Governo per i buoni pasto. Ed è proprio con lo stesso senso di responsabilità, con la stessa forza, che siamo chiamati ad affrontare il nostro servizio alla città. Mi auguro che tutto il Consiglio Comunale, maggioranza e opposizione, consapevole del momento storico che stiamo attraversando, possa trarre spunto dal mondo del volontariato che opera nell’unità e senza interessi per il bene della cittadinanza.
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DEMOCRAZIA PARTECIPATA E BUROCRAZIA DILAGANTE, DUE ANATRE AZZOPPATE: AGIRE PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI!
Consentitemi una riflessione in un momento in cui Democrazia e Burocrazia mostrano, in maniera evidente, il loro nervo scoperto. La macchina statale che abbiamo contribuito, in questi decenni di democrazia parlamentare, non è illogica. È semplicemente il frutto della storia della nostra Repubblica, con tutti suoi pregi e le sue distorsioni.
Per quanto addomesticata dalle convenienze, di varia natura, essa è buona per la gestione di tempi "normali", non in periodi di emergenza vera e, men che mai, in tempi di guerra (a cui quelli attuali sono assimilabili). Agire nell'ambito di regole ordinarie è come usare una tisana o un pannicello caldo, per pretendere di curare una malattia importante, insidiosa e, per alcuni aspetti, sconosciuta, per di più improvvisa.
Il nostro ordinamento non può non prevedere mezzi, percorsi, meccanismi decisionali speciali, temporanei ed incisivi, a livello decisionale e di utilizzo di risorse straordinarie. Dovremo, responsabilmente, tenerne conto per l'immediato futuro e coprire un quadro normativo, ma anche culturale. Nessuno si deve sentire menomato della eventualità di restrizioni necessarie alle libertà individuali o di associazione.
Al contempo non bisogna confondere ciò che ho appena accennato, con l'obbligo ineludibile del diritto all'informazione, erga omnes, precisa e puntuale. D'altra parte la storia è piena di esempi e di episodi in cui tali diritti sono stati gestiti e superati, in forza di un bene comune e di un rafforzamento, in definitiva a posteriori, anche della stessa forma democratica. Anzi essa ne è sempre venuta fuori vittoriosa, più limpida e più efficace.
Valga solo la pena di ricordare gli eventi dell'ultima grande guerra, quando Churchill, adottò forme e metodi eccezionali, di carattere autoritario, chiamando nel contempo alla condivisione le rappresentanze di tutte le forze politiche presenti in Parlamento. Esse risposero con senso di responsabilità, contribuendo ad esercitare il loro peso nei momenti cruciali della storia. Tutto questo non fu secondario a combattere e vincere la damnatio nazionalsocialista hitleriana.
Ora il nemico è ben più vasto ed invisibile, ma proprio per questo è necessario agire con prontezza, condivisione, adottando decisioni immediate, operazioni chirurgiche, usando mezzi e forme straordinarie. Non sto qui a discettare circa la bontà o la rapidità o l'efficacia delle decisioni adottate dal Governo Conte. Ci sarà tempo e modo per analizzare a fondo, a mente fredda e in maniera costrittiva.
Sono necessarie iniezioni di liquidità finanziarie "a pioggia" (mai come ora tale termine tanto, per altri versi, abusato, è puntuale appropriato. I Comuni, in primis, quali soggetti "in trincea" e poi gli altri, tanti, Enti erogatori di spesa, sparsi nel territorio e nei vari meandri amministrativi, sono davvero in condizione di intervenire. Subito. Il Governo, su questo versante, è incerto e impacciato. Di più. I Comuni, nella stragrande maggioranza dei casi, hanno anche risorse spendibili per agire con immediatezza. Occorre abbattere, con un tratto di penna, i vincoli (astrusi e buoni solo in condizioni ordinarie)che vincolano le barriere e i meccanismi meramente ragionieristiche.
Che senso ha mentre la casa "brucia" parlare di suddivisione, ad esempio, a comparti stagni, tra "investimenti" e partite "correnti"? Il solo abbattimento di questo limite, per non parlare di altri, genera immediatamente risorse spendibili. Certo si cambiano i programmi, le promesse, le prospettive future! Ma non il momento di accorrere e badare al tetto che crolla? Puntellando, dando acqua all'incendio, rafforzando le fondamenta? Siamo capaci di questo?