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Centri commerciali e bacchette magiche

Nei prossimi giorni, in qualità di assessore all'Urbanistica, parteciperò alla conferenza dei servizi chiamata dal comune di Camerata Picena per valutare il progetto di centro commerciale all'ex Mulino Americano. Falconara sarà presente insieme a tutti i Comuni confinanti perché la legge ci considera cointeressati all'impatto che una grande struttura di vendita può avere sul territorio. Ci presenteremo e diremo NO a questo progetto. I motivi sono vari. In linea generale non sono contrario ai centri commerciali che, se ben inseriti nel tessuto sociale, prevedendo collegamenti con la realtà cittadina, con le associazioni di categoria (artigiane e industriali per la sua realizzazione, commerciali per gli spazi interni di vendita) posso essere occasione di rilancio di un territorio abbandonato, di aree industriali dismesse alla ricerca di nuova vocazione. Ovviamente, vivendo noi in Italia, abbiamo a che fare con un mare di adempimenti burocratici, spesso in contrasto tra loro, soggetti alle più disparate interpretazioni da parte dei tecnici. I tempi si allungano a dismisura. Di Mulino Americano si parla, se la memoria non mi inganna, da almeno una decina di anni. Complessivamente l'intera opera impegnerebbe 130.000 mq di territorio, comprensiva di svincoli sulla Superstrada SS76, opere di regimentazione in rilevato di alcune aree esondabili, infrastrutture varie accessorie, in particolare parcheggi , viabilità di servizio e superficie netta di vendita di non meno di 25.000 mq. in zona Piane di Camerata Picena. Ora il proponente cerca di spingere sull'acceleratore senza però considerare alcuni adempimenti che, gioco forza, vanno fatti: Valutazione Ambientale Strategica, Valutazione di Impatto Ambientale e un Piano del Traffico per l'intera Area Vasta Della Bassa Valle dell'Esino, vale a dire, ad esempio, valutare tra noi (Falconara) e Chiaravalle quanti saranno i veicoli che andranno ad aggiungersi ai volumi già esistenti sulle nostre strade. Non ultimo manca, a nostro avviso, una vera pianificazione territoriale. In ritardo e raffazzonata rispetto ai crismi di legge. Che a Camerata abbiano la bacchetta magica rispetto ad anni di programmazione urbanistica necessari per avviare i grandi mutamenti del territorio? Noi alla magia non crediamo e diremo no anche per almeno altri 2 motivi: primo, perché ci sembra che con detta mega opera venga perpetrato un vero e inaccettabile dissesto del territorio e, secondo perché per tutti non c'è posto. Occorre operare delle scelte a prescindere da chi si siede al tavolo come amministratore pro tempore, al di là dei campanilismi.
Quello dell'ex Mulino Americano è affiancato al progetto di recupero dell'ex Sadam a Jesi e dal nostro (portato avanti insieme a Montemarciano) dell'ex Montedison. Aree accomunate da un passato produttivo, oggi abbandonato. La differenza sta nella portata dei progetti. Mentre il Mulino si presenterà come un centro commerciale fine a sé stesso, Sadam e Montedison sono previsti ulteriori utilizzi con ricadute benefiche in tutta la vallata dell'Esino. L'ex Sadam, ad esempio, prevede anche un utilizzo terziario e produttivo, in linea di continuità con la Zipa e all'avanguardia per quanto riguarda ricerca, nuove tecnologie, incubatori di imprese 4.0. Falconara? Insieme a Montemarciano cerchiamo di dare risposte a un'area che, oltre a essere Sin (Sito inquinato d'interesse nazionale) è riconosciuta anche come esempio di archeologia industriale dalla Soprintendenza. Il progetto, anche commerciale, nel nostro caso rende sostenibile economicamente un intervento di riqualificazione di circa 30 ettari di territorio che prevede anche la realizzazione di un auditorium, la ricostruzione delle Arche come esempio di archeologia industriale, la circonvallazione di Marina di Monbtemarciano, ridando smalto urbano alla frazione, impianti sportivi nella parte non inquinata a monte della statale, un albergo rurale diffuso utilizzando le case agricole esistenti, piste ciclabili e aree pubbliche attrezzate, con interventi concordati con l'Anas anche sulla statale Adriatica, teatro di tanti incidenti gravi e mortali come le cronache degli ultimi giorni tristemente ci ricordano. La bonifica dell'area ex Montedison, il recupero della spiaggia antistante, avrà effetti positivi su tutta la costa e anche sui Comuni limitrofi come Senigallia. La sua valenza è stata peraltro riconosciuta dal tavolo di pianificazione dell’Area Metropolitana Medio Adriatica che lo ha inserito tra i Progetti Metropolitani individuati all’interno del “filone tematico H-Sviluppo delle funzioni strategiche in contenitori ed aree specifiche”. Non un semplice centro commerciale, come qualcuno vuole dare da intendere. Andate a vedere su "Amministrazione Trasparente" nel sito del Comune di Falconara per credere! È tutto alla portata di tutti. Gli altri possono dire la stessa cosa?
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Il Centro Storico è un'occasione di rilancio, siamo tutti chiamati a dare il nostro contributo di idee
Dicevamo, centro storico. Intanto va detto che le attività gestite da stranieri, pur concentrare sulla Flaminia, rappresentano il 10% del commercio dell'area del centro: su 272 attività, appena 28 sono gestite da stranieri. Questa zona, che va da piazza Europa al sottopasso per Villanova, conta 3600 residenti. È stato calcolato che negli ultimi 16 anni i residenti del centro sono diminuiti dell'8,65%, in linea con quanto avvenuto in città dove la popolazione nel 2000 era di 28.471 abitanti contro i 26.331 calcolati al 31 dicembre 2016: -7,5% in 16 anni. Fuga da Falconara? Chi appena mette il naso fuori di casa e pensa che Falconara non sia una repubblica autonoma con mura divisorie a difesa dei confini o un'isola distante dal resto d'Italia, sa bene che il calo di residenti è generalizzato. Il Corriere Adriatico di lunedì 23 ottobre, nel riportare il rapporto Migrantes, evidenzia come la Provincia di Ancona conti oltre 35mila persone iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero. Lo scorso anno se ne è andato un migliaio di persone, il 26% in più rispetto al 2015. Esportiamo italiani, importiamo stranieri: nelle Marche dal 2000 sono aumentati del 337,7% (erano 41mila, il 2,8% della popolazione, oggi sono 140.340, il 9,1%). Falconara? Nel 2000 gli stranieri erano 736 e rappresentavano il 2,5% della popolazione. Oggi sono 2.513 e rappresentano il 9,5% dei cittadini. Se consideriamo che in tutta Italia gli stranieri sono passati dai 1.338.153 del 2000 agli oltre 5 milioni del 2016 con un incremento del 375% si capisce bene che il fenomeno esiste, è diffuso e va governato. Chi dice il contrario specula sulle paure e non centra il vero obiettivo che è quello di avere regole certe e pene sicure per chiunque si ponga fuori dal vivere in armonia in una comunità.
Di regole ma anche di opportunità è il centro storico che abbiamo in mente. L'obiettivo finale è il rilancio socioeconomico dell'area attraverso la valorizzazione del patrimonio storico e architettonico, la rigenerazione del patrimonio edilizio e la maggiore qualità allo spazio pubblico. Iter che ha coinvolto e recepito i suggerimenti provenienti da parte di operatori turistici, immobiliari, associazioni di categoria, culturali, singoli cittadini. In tutto circa 200 attori. Siamo convinti che cogliendo questa occasione, con questo riconoscimento, si possano creare le premesse per incentivare il risanamento, la ristrutturazione degli isolati, il rinnovamento e l’insediamento di nuovi esercizi commerciali puntando sulla specializzazione e sulla qualità. Nell’ambito di uno studio approfondito, il centro storico può favorire una razionalizzazione del piano parcheggi nel centro affinché siano meglio distribuiti e più funzionali migliorando la stessa viabilità.
Decisivo è il progetto complessivo che punti al migliorare il decoro delle vie e delle piazze. A tal fine, importante è l’intendimento dell’Amministrazione di defiscalizzare i vari canoni relativi all’insediamento degli esercizi commerciali e l’abbattimento significativo, almeno il 50% degli oneri di urbanizzazione secondaria, unitamente all’obbligo di reinvestire tali oneri negli stessi isolati oggetto di ristrutturazione. Altrettanto importante sarà razionalizzare, semplificare le procedure amministrative per l’apertura di nuovi esercizi e mettere limite alla proliferazione di alcuni edifici non tipici della nostra tradizione. Tutto ciò sarà possibile attraverso la formulazione di un piano particolareggiato che prenda in esame le esigenze e le peculiarità di ogni isolato e dei suoi residenti. Un percorso che quindi non dovrà chiudersi ma che, alimentato dagli imput dei cittadini del quartiere, proseguirà assieme al divenire del progetto. Sono fiducioso ed entusiasta del lavoro sin qui svolto e del suo sviluppo futuro. Quello di sabato scorso è stato l’ultimo atto di un lungo e complesso processo di partecipazione attiva della cittadinanza, delle categorie produttive e delle associazioni falconaresi che hanno contribuito assieme ai giovani tecnici incaricati, coordinati dall’architetto Giovanni Marinelli, a portare alla prima adozione in Consiglio Comunale di una carta urbanistica che possa dare slancio al centro e a tutta la città valevole per gli anni futuri.
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Terremoto, burocrazia e ricostruzione: la nostra consueta concretezza
Si sta organizzando un gemellaggio tra Falconara e San Ginesio tanto che si sta pensando ad un pulmann per trasferire i solidali cittadini falconaresi nel Comune maceratese per il giorno dell'inaugurazione della nuova scuola. Il sindaco ha suggerito inoltre la data del 21 ottobre per la consegna di ulteriori quote con una cerimonia pubblica alla Sala del Leone del Castello di Falconara Alta. Intanto mi sento di ringraziare il Gas nelle figure del presidente Tonino Valeri, del vice Diego Cardinali, Alessandra Silenzi e Tarcisio Pacetti per l'impegno, oltre a Domenico Spadaro e Marco Bramucci, presidenti dell'Atletica Falconarese e del Città di Falconara calcio a 5, per i servizi effettuati l'evento. Un grazie che però estendo a tutti i cittadini e a tutte le associazioni. Tanti sono stati gli impegni e, a nostro modo, abbiamo voluto dare un segno evitando accuratamente i canali ufficiali. Per evitare intoppi abbiamo parlato direttamente con le persone. Ce lo aveva consigliato lo stesso sindaco di Arquata del Tronto quando abbiamo raccolto quasi 13mila euro con le Amatriciane Solidali di Falconara e di Castelferretti lo scorso anno. Così ci siamo mossi anche per Visso, Ussita e Castelsantangelo sul Nera grazie ad altre iniziative enogastronomiche (AffettAmo) e culturali (Il Palcoscenico del Cuore). Idem quando le associazioni hanno raccolto alimenti, vestiario, giocattoli per poi consegnarli direttamente a chi ne aveva bisogno, nonostante da più parti nazionali arrivasse l'invito a inviare gli oggi controversi Sms Solidali. In un'ottica di solidarietà tra persone che si guardano negli occhi. Abbiamo raccolto poco rispetto a quello che serve. Ma quel poco almeno sappiamo che, distanti dai proclami e dai riflettori, è stato utilizzato per il meglio.
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Gli sprechi nelle PA più dannose dell'evasione: a Falconara il Comune ci costa 6 milioni in meno rispetto al 2008
Un recente studio della Cgia di Mestre ha sottolineato come gli sprechi delle pubbliche amministrazioni incidano per una cifra superiore all'evasione fiscale. Il ragionamento che arriva dal centro studi ribalta lo schema che per decenni ci siamo sentiti, non senza qualche dubbio che tuttavia sarebbe stato bollato come eretico se espresso, ripetere all'infinito: le tasse sono alte perché ci sono furbetti che non le pagano. Come se il deficit italiano e l'aumentare del peso fiscale dipendessero in via esclusiva dal barista che non fa lo scontrino del caffè. Baristi, male assoluto? Non ho mai creduto a questa tesi. Vediamo i dati. Secondo il Ministero dell'Economia l'evasione sottrae alle casse dello Stato qualcosa come 110 miliardi di euro ogni anno. Se andiamo ad analizzare le inefficienze delle Pa scopriamo che, ad esempio, il peso della burocrazia grava sulle piccole e medie imprese per un importo di 31 miliardi di euro l’anno a fronte di debiti degli enti nei confronti dei fornitori che ammontano a 64 miliardi (di cui 34 ascrivibili ai ritardi nei pagamenti). Che il deficit logistico-infrastrutturale penalizza il nostro sistema economico per 42 miliardi di euro l’anno. Che gli sprechi, le inefficienze e la corruzione presenti nella sanità ci costano 23,6 miliardi di euro l’anno e che la lentezza della nostra giustizia civile ne costa altri 16. Si dirà che se tutti pagassero le tasse il nostro sistema funzionerebbe meglio. È altrettanto ipotizzabile però che se si riuscisse a tagliare la spesa pubblica, girando poi il pari importo sul taglio della pressione fiscale, l'evasione sarebbe più contenuta. “Molti esperti – ha dichiarato il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo - sostengono che la fedeltà fiscale di un Paese è direttamente proporzionale al livello di pressione fiscale a cui sono sottoposti i propri contribuenti”.
Di contenimento delle spese, a Falconara, ne sappiamo qualcosa. Quando siamo arrivati al governo della città, nel 2008, con le casse comunali dissestate e a un passo dal fallimento, il primo problema che abbiamo affrontato è stato quello di contenere la spesa pubblica. All'epoca le uscite del bilancio comunale ammontavano a quasi 29 milioni (28.859.107,74 euro) mentre oggi la spesa si assesta sui 22.899.239,56. Sei milioni in meno, euro più, euro meno. Ha inciso la riduzione dei dipendenti pubblici dovuta al blocco del turnover, ovviamente, ma la maggior parte di questo risparmio nasce da tanti piccoli accorgimenti: la centrale unica per gli appalti avviata con Chiaravalle e Camerata Picena, un controllo più oculato delle utenze (telefoniche, luce, energia anche attingendo al mercato libero). Pare poco? Non lo è. Dove potevamo intervenire, siamo intervenuti. Senza inasprire ulteriormente la già alta pressione fiscale comunale lasciataci in eredità dalla precedente amministrazione di centrosinistra. E senza andare a intaccare – e i bilanci sono lì a testimoniarlo – le risorse per i servizi al cittadino, per la manutenzione delle strade (che anzi, sono aumentate) e riuscendo in parecchi casi anche ad approvare riduzioni ed esenzioni per le fasce di popolazione più deboli. Al di là dei freddi numeri, tuttavia, non dobbiamo pensare che una minore spesa si sposi con il concetto di qualità. Spendere poco per poi non dare nulla di ritorno alla cittadinanza è comunque sperpero, a mio modo di vedere. La strada più giusta è e resta quella di una gestione all'insegna della massima oculatezza. Utilizzando le risorse al meglio per conseguire il bene comune. Dote che, credo, la gente ci riconosca dopo il gran lavoro fatto in questi anni.