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- 50% patrimonio edilizio con elementi storici
- 23% patrimonio edilizio con elementi storici da conservare e riqualificare
- 3.600 abitanti (su un totale di 7.800 dell'intero “Centro”)
- 1000 over 65, 400 under 19 (rapporto 1/5)
- 40/45% degli appartamenti è sfitto
- 272 attività commerciali
- 55% vendita al dettaglio
- 30% servizi
- 15% locali pubblici
- 87 locali sfitti (1 locale su 4)
- 28 attività sono gestite da stranieri
Tutti questi numeri sono fondamentali, dicevo, per immaginare un futuro e intervenire. Il Centro Storico prenderà forma attraverso 60 piani attuativi, vero fulcro operativo innescabile dalla Variante, perché, proprio per la diversità dei luoghi, degli edifici, si è deciso di lavorare isolato per isolato, cercando di passare da un Piano regolatore della quantità a un Piano regolatore della qualità. L'esempio più calzante, non l’unico, è dato dalla tipologia di appartamenti. Troppo grandi rispetto a ciò che cerca il mercato oggi: la legge stima 120 metri cubi per abitante, mentre nell'area del centro abbiamo 295 metri cubi pro capite. Ecco dunque che il Centro Storico diventa un'opportunità per agire e dare la possibilità ai proprietari di immobili di modificare l'esistente rendendolo più appetibile al mercato immobiliare. Pensiamo che il riconoscimento di centro storico sia solo il passo iniziale. Sono tanti gli aspetti che poi dovremo curare e l'impronta che abbiamo dato è quella della massima condivisione e partecipazione con i cittadini. Nei prossimi mesi inizieremo a parlare di risanamento, messa a norma e conservazione degli elementi di valore. Andremo ad analizzare i flussi di traffico dando uno sguardo al piano dei parcheggi. Ci doteremo di un Piano del Commercio. Il Consiglio Comunale ha già deciso una riduzione del 50% degli oneri di urbanizzazione secondaria per gli interventi edilizi e che gli stessi dovranno essere inseriti in un apposito capitolo di bilancio dedicato alla riqualificazione degli spazi pubblici. Sarà una scintilla per rivitalizzare il centro di Falconara? Noi ci scommettiamo e per questo stiamo lavorando da tempo. Non deve essere, come già detto, un punto di arrivo ma una partenza. Uno strumento per incidere. E disegnare il futuro della nostra città.
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Li chiamano "asfalti elettorali". Oppure "opere pubbliche acchiappavoti". Succede a ogni elezione. L'amministrazione uscente dice ciò che ha fatto. Gli avversari accusano di non aver fatto nulla per 4 anni e di essersi concentrati tutto sull'ultimo per fare bella figura. Per coloro che non hanno mai avuto esperienze amministrative pesa l'inesperienza. Se ad attaccare è invece chi ha masticato, anche dall'opposizione, un po' di consiglio comunale allora è malafede. In mezzo c'è il cittadino che, spesso preso da altre beghe, non si interessa di cosa faccia in realtà l'amministrazione comunale se non quando è il momento di andare a votare. Non tutti, sia chiaro. Ma per molti è così. È solo conoscendo che ci si può fare un'idea. Positiva o negativa, non importa. Purché sia ponderata e poggi su solide basi che non siano informazioni di quarta o quinta mano. Ho letto commenti che criticavano la nostra candidata sindaco Stefania Signorini sulla riqualificazione dell'ex cinema Enal di Castelferretti e su quella della palazzina di via IV Novembre in centro a Falconara. Opere che, intanto, saranno inaugurate dal futuro sindaco (chiunque esso sia) come anche la rotatoria tra le via Ville, Volta e Barcaglione. Ma poi, avete idea di quanto possa durare un iter burocratico nella nostra Italia dei gangli e della scartoffie? Dall'idea al taglio del nastro è un'avventura fatta di continue insidie, ostacoli, spiragli che si aprono e si chiudono in velocità. Al netto dei disastrati conti pubblici falconaresi che troppo spesso molti tendono a dimenticare.
Vi faccio l'esempio dell'ex Cinema Enal. Del recupero di quella zona se ne parla almeno dal 2003. Io non avevo ancora ripreso a fare politica, per dire. Quando siamo arrivati, nel 2008, la situazione era bloccata. Noi, nonostante le macerie lasciateci dalle amministrazioni di centrosinistra, abbiamo intuito la bontà dell'opera a servizio della realtà castelfrettese e ci siamo attivati per reperire fondi e andare avanti. Ora, sì, solo ora, siamo arrivati a un passo dal traguardo. Dovevamo fermare i lavori perché siamo nell'anno delle elezioni? Nel 2013, nel corso delle precedenti elezioni, alla solita solfa degli "asfalti elettorali" risposi che l'anno prima avevamo fatto almeno 400 interventi tra richieste dei cittadini e segnalazioni dirette dalla Polizia Locale. Si poteva fare di più? Avrei desiderato, perdonate il narcisismo, far approvare definitivamente il piano per il Centro Storico. Al momento siamo solo alla prima "adozione" da parte del Consiglio Comunale e mancano ancora due step. Spero si vada avanti. Oppure avrei voluto superare la fase autorizzativa del risanamento dell'area ex Montedison dove siamo ancora in fase di approfondimento, sia pure avanzata. Tutto ciò per dire che nulla è lasciato al caso o alle voglie insane (elettoralistiche) di qualche amministratore, ma tutto è il frutto di un lungo lavoro, sempre di equipe, complesso e spesso di alta qualità. Amministrare la cosa pubblica non è per tutti anche al netto delle immancabili farraginosità burocratiche. Tutto questo per dire che ogni opera ha bisogno di competenza e tenacia. Non ci si può improvvisare. Bisogna informarsi. Verificare le informazioni che vengono fornite. Tutte. Anche questo mio post :)
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Quando è stata realizzata negli anni '70 già pareva antiquata. Così insufficiente rispetto a quelli che erano allora i volumi di traffico che dopo nemmeno una decina di anni si iniziò a parlare di portarla tutta a quattro corsie. Sto parlando della variante alla Strada Statale 16 che oggi, dopo 40 anni, è ancora al suo stato originale e ha recentemente ricevuto l'ennesima bocciatura da parte del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici a Roma. Di cosa parliamo? Di circa quindici chilometri che dall'altezza della Raffineria Api raggiungono la Baraccola di Ancona passando dietro i due centri urbani collegandosi con l'autostrada A14 ma anche con la Strada Statale 76 in direzione Perugia. In poche parole l'infrastruttura nevralgica che tutti voi conoscete. Che viene percorsa dai mezzi pesanti diretti o in uscita dal porto di Ancona, dai pendolari della Vallesina diretti verso il capoluogo. Che collega il porto, con l'aeroporto Raffaello Sanzio e l'Inteporto di Jesi. Pochi anni fa l'Anas calcolò 1 milione e 100mila passaggi durante l'esodo estivo. Alzi la mano chi non ci si è mai trovato bloccato in coda. Per il primo tratto da Falconara a Torrette (7 chilometri) c'è uno stanziamento di 233 milioni di euro ma il progetto presentato da Anas non ha trovato il parere favorevole del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
Lo scorso anno la bocciatura fu motivata dalla presentazione di un progetto datato, che risaliva agli anni '90 e non era adeguato alle nuove normative. I tecnici Anas si sono rimessi sotto per cercare di superare le obiezioni ma non c'è stato nulla da fare e sono arrivate ulteriori prescrizioni. Anas ora ha deciso per l'esproprio di altre aree perché andranno ampliate le gallerie (Orciani e Barcaglione). Si viaggia in punta di interpretazione della norma e questo frena maledettamente un'opera più che necessaria. Il Cslp, lo scorso gennaio, è arrivato anche a chiederci di prevedere un esame costi/benefici. È evidente che a Roma non abbiano la più pallida idea di dove si trovi la variante, di quale traffico giornaliero accolga e di quanto ci sia bisogno di questo ampliamento che, assieme all'uscita dal porto, può risolvere i tanti problemi infrastrutturali di cui soffre il nostro territorio. Ora, non dico che una supervisione romana non sia necessaria. Guai a realizzare un'opera inadeguata, magari pericolosa perché non si sono affrontate questioni geologiche per quanto riguarda, ad esempio, viadotti e gallerie. Ma non è possibile trasformare in palude ogni iniziativa. Con il rischio magari di vedersi sfuggire il finanziamento o, peggio, di approvare un progetto definitivo superato dalla realtà dei fatti, dall'aumento del traffico veicolare, come già avvenuto in passato. L'auspicio è che anche i parlamentari marchigiani si attivino per far partire questi cantieri. Al di là delle bandiere di partito. Perché un'opera necessaria non è di destra o di sinistra. Serve ai cittadini ed è questo l'unica cosa che conta davvero.
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Chi ha disegnato confini comunali e strade, all'epoca, deve aver avuto una gran fantasia. Solo così si spiega quel budello di territorio anconetano che si insinua tra Falconara e Camerata Picena e fa "sua" una metà di via Saline. Metà per altro parallela alla strada. Se da Casine di Paterno vado verso Castelferretti, sono a Falconara. Se percorro la corsa opposta sono nella Dorica. Un tratto di strada che aveva bisogno di un intervento urgente e che non si sarebbe potuto fare senza dialogo con l'amministrazione comunale del capoluogo: che senso avrebbe avuto asfaltare una sola carreggiata? Ad ogni modo, questa via, un percorso alternativo alla variante e alla Flaminia negli anni negli anni si era ammalorata per via di tanti fattori: su tutti i camion della ditta che ha realizzato la terza corsia dell'A14 ma anche la neve, il gelo, le intemperie. La parte più disastrata è di 460 metri che abbiamo diviso (230+230) con il Comune di Ancona. L'altro giorno ero insieme al collega di giunta Matteo Astolfi e agli assessori anconetani Manarini e Foresi per firmare l'accordo. Entro settembre la strada tornerà a essere percorribile senza il pericolo di danneggiare le auto. Via le voragini.