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CONTRO OGNI IPOCRISIA!
Si percorre un terreno impervio e assai minato nel parlare dei tragici fatti che nei giorni scorsi hanno scosso Macerata, pacifico, industrioso, nonché bellissimo capoluogo di Provincia delle nostre Marche. Insidie legate soprattutto alla tendenza tutta italiana di non analizzare i fenomeni nel loro formarsi, ma di reagire dopo, maledettamente dopo, spesso per fazioni che urlano slogan. Ragionando per tendenze ideologiche, però, non si va da nessuna parte. Quali sono i dati che abbiamo in mano al momento? Una ragazza, che stava cercando di risolvere i suoi problemi di tossicodipendenza e, probabilmente, esistenziali, se ne va dalla comunità di recupero che, in teoria, si sarebbe dovuta occupare di lei e muore, orrendamente trucidata. Uno straniero, richiedente asilo, al quale era stato negato lo status di rifugiato, al quale viene consentito, sostanzialmente e impunemente, di dileguarsi. L’associazione che lo “gestiva” dice di averlo allontanato dal progetto e a quel punto mi chiedo – un po’ tutti se lo chiedono - perché lo Stato non abbia provveduto ad un rimpatrio immediato. Risulta che addirittura avesse presentato un ricorso al Tar. Leggiamo dalle cronache che è rimasto a Macerata e orbitava (indisturbato?) nel giro dello spaccio. Con lui, altri tre connazionali indagati la cui permanenza in Italia va contro ogni principio di serietà dello Stato.
E poi abbiamo un italiano che per reazione si arma di una pistola e s’inventa vendicatore in preda a una lucida follia. Comprensibile l’esasperazione nella popolazione. Non è accettabile, né giustificabile quanto avvenuto. Molte sono le cose da dire. Tutte argomentate. Ma vorrei andare alla radice (o a una delle radici), spesso dimenticata o sottovalutata, stante anche il provincialismo di cui, noi italiani, siamo spesso attori o vittime. Non è civile un Paese che permette a tutti, in maniera indiscriminata, di entrare. Apparentemente una seria e rigorosa regolamentazione sembra un limite per la coesistenza pacifica e per lo stesso sviluppo della democrazia di un Paese. Ma non è così. Anzi. Le regole e la loro pratica attuazione pongono le basi sociali ed economiche per garantire il nostro stesso sviluppo. Misurano il nostro grado di civiltà, ma anche il grado di amore che nutriamo per la nostra comunità. Diversamente mina la stessa vitalità di uno Stato e ne condiziona in maniera grave il futuro.
Dico di più. Allo stato attuale delle cose occorre fare un passo indietro e bloccare, con tutti mezzi i flussi migratori. E’ una emergenza e come tale va affrontata. Altrimenti si rischia di dare un messaggio diverso e contraddittorio. E’ questo il provvedimento che chiedo al Governo. Un Governo degno di questo nome! Sono convinto che il miglior alleato del razzismo sia il buonismo a tutti i costi. L’assenza o la presenza di flebili regole, alla lunga, finiscono per non essere apprezzate neanche dagli stessi stranieri. E a conti fatti e in questa delicata fase, dato che i danni sono già stati fatti, la gestione risoluta del fenomeno migratorio tutela non solo noi, ma anche gli stessi migranti.
“Noi siamo per la legalità. Non è colpa dei maceratesi, ma dei nigeriani. Siamo stufi di vederli girare davanti ai negozi, davanti alle chiese a chiedere l’elemosina.” A parlare non è un leader leghista, ma Sammy Bounon, Presidente ddell’Associazione Nazionale Oltre le Frontiere, durante il sit in organizzato dai nigeriani a Macerata. “Siamo stufi –ha concluso il suo intervento intervistato dal Tgr Marche del 4 Febbraio- vogliamo nigeriani onesti che lavorano. Noi nigeriani perbene vogliamo stare in pace”. È razzismo? O si tratta di buon senso? L’assenza di regole, ma soprattutto di pene severe e certe, in un quadro di indigesto lassismo danneggia anche gli stessi stranieri che vogliono integrarsi. Il sindaco Pd di Macerata, Romano Carancini, intervistato dal Resto del Carlino ha detto che “Non è possibile che quando qualcuno esce dai programmi venga abbandonato a sé stesso e sia inevitabilmente dedito alla illegalità, devono essere trovati luoghi sicuri in cui attendere la decisione definitiva, mentre gli irregolari devono essere riaccompagnati, senza indugio, alle loro terre”. Parole che accolgo con favore.
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Basta giustificazioni e sciocchezze: sul gestore unico dei rifiuti la bocciatura del Tar è sonora, non recuperabile e costerà ai cittadini
Il pasticcio sul gestore unico dei rifiuti, stoppato dal Tar nei giorni scorsi, sta generando uno strascico di dichiarazioni sulle quali ci sarebbe da sorridere se non ci fossero di mezzo i soldi dei cittadini. Sul punto il sottoscritto, come per altro il Comune di Falconara in sede di Ata, si è già espresso in tempi non sospetti. Non contrario a priori ad un affidamento a una partecipata 100% pubblica sostenevo e sostengo (leggasi qui il post precedente) che sarebbe sempre opportuno avviare una gara d'appalto aperta ai privati. Se non altro per confrontare i costi, i servizi aggiuntivi, le possibili condizioni migliorative che possono nascere dal mercato. Che non è, badate, il bene assoluto. Ma nemmeno un demonio innominabile. Sta al pubblico, poi, sempre, il compito di vigilare attentamente su quanto stabilito nel contratto di servizio e revocare l'appalto in caso di inadempienze. Come è finita è noto. Il no falconarese a un affidamento in house a Multiservizi, insieme a Jesi, Fabriano, Monsano e Belvedere Ostrense, è stato battuto dalla maggioranza dei Comuni, Ancona e sindaco Valeria Mancinelli in testa. I privati, la nostra Marche Multiservizi (mista pubblico/privata) e Rieco, hanno quindi presentato un ricorso al Tar che, accolto, ha bocciato l'affidamento.
Quel che stupisce ora non è tanto il risultato ma le argomentazioni che i promotori del Sì (Ancona, Osimo e numerosi comuni a guida Pd) portano per giustificare la sconfitta. Il sindaco dorico Mancinelli, ad esempio, parla di progetto "facilmente emendabile", la Provincia di Ancona, guidata da Liana Serrani di possibilità di "correggere il tiro sulle questioni indicate nella sentenza del Tar", mentre il primo cittadino di Osimo, Simone Pugnaloni è dell'idea che basterà consultare i legali dell'Ata per trovare una soluzione "in tempi rapidi". L'unico dem fuori dal coro, parecchio defilato, pare essere il sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi che sta valutando l'idea di non attendere i tempi di un eventuale appello al Consiglio di Stato facendosi una gara a sé per il proprio comune. Questo perché, a meno di ipotetici ordini di scuderia, non è un fesso. Sa bene che la partita, per come è stata impostata, è finita. Tant'è che anche noi, a Falconara, ci stiamo chiedendo se attendere un'improbabile via d'uscita o se provvedere alla tanto agognata gara che ci vedrebbe togliere quella maglia nera della tassazione più alta della provincia, causata da un contratto capestro decennale sottoscritto dal centrosinistra prima del nostro arrivo.
Per capire l'impossibilità di procedere con l'affidamento diretto a Multiservizi e bollare le dichiarazioni sopra riportate e quelle venture basta dare una letta alla sentenza del Tribunale amministrativo. O in alternativa, leggersi l'esauriente articolo scritto da Lorenzo Sconocchini sul Corriere Adriatico di mercoledì 17 gennaio. Il quale spiega, esaurientemente, che la bocciatura non riguarda l'affidamento in house come istituto ma, soprattutto, i soggetti ai quali si voleva affidare il servizio: Multiservizi e Econfon. Entrambe non hanno i requisiti. La prima perché con le sue partecipazioni nei campi dell'energia (Edma, Edma reti gas, Estra Energie, Prometeo, eccetera) ricava fatturati da attività non affidate dai soci. La seconda perché considerata il paravento che nasconde l'osimana Astea, in parte partecipata dai privati. La curiosità, al momento, è capire quali emendamenti presenterà l'Ata per tornare alla carica: l'unico che mi viene in mente è quello di cambiare affidatario e trovarne uno adeguato. Ma chi glielo andrà a dire a Multiservizi che già pregustava un appalto da 1 miliardo di euro, affidato senza competitori fino al 2031? Altra balla che gira è che le spese per i contenziosi – in primo grado compensate tra le parti – non ricadranno sui cittadini. La verità è che non ricadranno sulle casse comunali ma, ad ogni modo, l'Ata dovrà pagare e il suo bilancio proviene (indovinate un po') dalla tasche dei cittadini che pagano le utenze.
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Trent'anni fa la tragedia di Badiali: da allora quanta strada sulla prevenzione
Il ricordo di Gianfranco Badiali è ancora molto sentito a Falconara. Chi non lo ha conosciuto personalmente, vuoi perché magari non appassionato di volley, vuoi perché giovane oppure perché arrivato in città da poco, ne avrà sicuramente sentito parlare. Un po' per quella memoria perpetuata dall'intitolazione del palas cittadino di via dello Stadio. E un po' perché la sua scomparsa, causata da un melanoma, trascurato e curato quando era troppo tardi, ha dato il là a numerose campagne di sensibilizzazione e prevenzione in suo nome. Quest'anno ricorrono i 30 anni da quel fatale 8 gennaio 1988, giorno della morte del Gigante Buono, come lo chiamavano i tifosi. Il Gruppo Amici per lo Sport, alla guida di una nutrita pattuglia di altre associazioni, dal 9 al 13 gennaio lo ricorderà con un convegno e una settimana di visite di prevenzione gratuite. L'8 gennaio, nell’aula magna del Liceo Scientifico Sportivo “Livio Cambi” (ore 9.30), si terrà il convegno “Prevenire è vivere” dedicato a nei e nevi. Nel pomeriggio, al PalaBadiali, sarà invece celebrata la messa dall'arcivescovo Angelo Spina. Le visite ambulatoriali inizieranno il giorno successivo, il 9, e andranno avanti fino al 13 gennaio. Al Centro Pergoli saranno allestiti 6 ambulatori. Occorre prenotarsi sul sito www.gruppoamiciperlosport.it e già siamo a oltre 600 pazienti che saranno visitati dai dermatologi che hanno aderito all'iniziativa.
"Prevenire significa vivere", come giustamente insistono quelli del Gas. E, aggiungo io, contribuiscono a migliorare la qualità della vita sia dei pazienti che dei loro famigliari. Aspetti importanti che spesso, purtroppo, sono trascurati. È una fortuna avere in città un associazionismo così tanto impegnato su questo che è un fronte fondamentale di educazione e crescita civica. Di nei ci si era già occupati nel 2013. Sulla totalità delle persone visitate il 16% presentava lesioni tumorali con necessità di trattamento o, come minimo, di particolare monitoraggio. La maggioranza dei visitati non aveva una corretta educazione alla prevenzione e, dunque, l’occasione della visita è stata anche quella di dare indicazioni su come comportarsi e quali strade seguire. La prevenzione, dunque, come campanello d'allarme. E per varie patologie. L'anno scorso è stata la volta del cuore con uno screening sulla fibrillazione atriale che ha coinvolto più di 2mila persone: l'1,4% di esse è risultata a rischio. Nel 2016 ai cittadini sono state proposte visite cardiologiche ed ecg. Nel 2015 sono stati eseguiti screening gratuiti della pressione oculare a 1.422 persone. Tutto ciò sta a dimostrare che la prevenzione, a livello di grandi numeri e vorrei dire anche di massa, si può fare. Purché lo si voglia. Non è una chimera o una delle solite boutade demagogiche alle quali troppo spesso in Italia siamo abituati. Anche a livello di Enti allo scopo istituiti. Il Volontariato è una gran bella cosa e senza di esso verrebbe a mancare la linfa vitale dell'entusiasmo e della prodigalità. Ma se fosse il Pubblico a prendere in mano decisamente le redini e imprimere, d'iniziativa, Forza, Impulso e Sostegno, non sarebbe miglior cosa e, soprattutto, essere risolutivi e dare la certezza di una vera prevenzione per tutti? Non è solo una questione di risorse, ma di reali Volontà!
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Buon 2018, Falconara: tempo di bilanci e di progetti per il futuro
L'anno volge al termine, è tempo di bilanci e prospettive per quello venturo. Voglio partire da una constatazione e lo faccio prendendo a prestito le parole del nostro sindaco Goffredo Brandoni. "I prossimi tre sindaci non potranno accendere un mutuo". È la pura verità e questo vi deve dare il metro di come le nostre casse comunali sono ben lontane dall'essere pienamente sanate. Il nostro è stato un lavoro importante che ha consentito di passare da un indebitamento di oltre 83 milioni di euro a circa 57 milioni in 10 anni. Tanto? Poco? Dalle macerie di come abbiamo trovato il Comune quando siamo arrivati al governo della città nel 2008 lasciamo questo: 26 milioni di debiti in meno senza aver intaccato i servizi, avendo garantito manutenzioni e lavori di riqualificazione e facendo fronte a risarcimenti milionari lasciatici in eredità insieme ai debiti senza dimenticare le varie emergenze climatiche (neve 2012, su tutte). E chi avrà l'onore e l'onere di sedere al nostro posto dopo le Elezioni comunali della prossima primavera dovrà fare i conti con questi dati ma avrà anche, da parte, un po' di progetti avviati da questa amministrazione sui quali lavorare. Il che non era né scontato, né facile negli anni della Grande Crisi e dei tagli dello Stato centrale agli Enti territoriali.
L'anno volge al termine, è tempo di bilanci e prospettive per quello venturo. Voglio partire da una constatazione e lo faccio prendendo a prestito le parole del nostro sindaco Goffredo Brandoni. "I prossimi tre sindaci non potranno accendere un mutuo". È la pura verità e questo vi deve dare il metro di come le nostre casse comunali sono ben lontane dall'essere pienamente sanate. Il nostro è stato un lavoro importante che ha consentito di passare da un indebitamento di oltre 83 milioni di euro a circa 57 milioni in 10 anni. Tanto? Poco? Dalle macerie di come abbiamo trovato il Comune quando siamo arrivati al governo della città nel 2008 lasciamo questo: 26 milioni di debiti in meno senza aver intaccato i servizi, avendo garantito manutenzioni e lavori di riqualificazione e facendo fronte a risarcimenti milionari lasciatici in eredità insieme ai debiti senza dimenticare le varie emergenze climatiche (neve 2012, su tutte). E chi avrà l'onore e l'onere di sedere al nostro posto dopo le Elezioni comunali della prossima primavera dovrà fare i conti con questi dati ma avrà anche, da parte, un po' di progetti avviati da questa amministrazione sui quali lavorare. Il che non era né scontato, né facile negli anni della Grande Crisi e dei tagli dello Stato centrale agli Enti territoriali.
Per vincere la crisi che ha investito in particolar modo il settore edilizio abbiamo iniziato un percorso, insieme ad altri 49 comuni, capofila Ancona, all'interno dell'Area Metropolitana Medio Adriatica e aperto una nuova discussione sul ruolo di Falconara Marittima all'interno di essa. Abbiamo coinvolto il mondo universitario per riuscire a cogliere fino in fondo le grandi trasformazioni che ci prepariamo a vivere. Soprattutto nella parte nord della città, quella più delicata ma, per via dell'abbandono post industriale, quella che più è alla ricerca di una nuova vocazione. Parte nord che, ovviamente, comprende anche l'ex Montedison. Qui, il nostro Comune lavora in stretta collaborazione con quello di Montemarciano. Stiamo condividendo modalità e obiettivi che puntando alla riqualificazione del sito non trascurano la bonifica di quei terreni inquinati. Il protocollo d'intesa sottoscritto lo scorso giugno ha definito i passi da fare per integrare il nuovo all'esistente: nuova viabilità, salvaguardia dei beni storici, integrazione con l'abitato di Marina di Montemarciano.
Altro progetto destinato a grandi stravolgimenti è quello del bypass ferroviario. Per affrontare questa sfida ci siamo rivolti all'Università Politecnica delle Marche per affrontare tematiche di rigenerazione urbana: la Città del mare nord, delle Infrastrutture e macrofunzioni, della rigenerazione. L’iniziativa ha prodotto numerose ed interessanti idee progettuali che sono state illustrate nel corso di un convegno e poi esposte nella Sala del Mercato. Come per il processo di riconoscimento di “Centro Storico” per l'area urbana un tempo detta Marina. Iter - che ci apprestiamo ad approvare in consiglio comunale - caratterizzato da una intensa attività di ascolto che ha coinvolto, oltre ai diversi assessorati e uffici comunali, anche i soggetti esterni attraverso incontri con le associazioni di categoria, associazioni civiche e cittadini. Uno degli aspetti innovativi è stato l’apertura di un punto di ascolto presso la Sala del Mercato Coperto che ora prosegue all’interno del Centro Pergoli che ha consentito lo scambio continuativo di informazioni tra il gruppo di progettazione e la cittadinanza. Visto quanto c'è sul piatto mi sento di dire che rimpiangere il passato non offre soluzioni per l'oggi e che dire sempre di no non pone basi per il futuro. L'augurio che mi sento di fare, dunque, a Falconara e ai falconaresi per l'anno che verrà è quello di continuare a saper affrontare le sfide che ci si pongono davanti. Con coraggio e autorevolezza.