Diventiamo protagonisti del domani: Sanzio e Amazon, opportunità per lo sviluppo solo se sapremo gestire il cambiamento

Diventiamo protagonisti del domani: Sanzio e Amazon, opportunità per lo sviluppo solo se sapremo gestire il cambiamento

uil aeroporto sanzio 1Nel rincorrersi di articoli, analisi e dichiarazioni sui problemi più stringenti che tentano di interpretare l’attuale variegata situazione dell’economia marchigiana, in particolare riferita alla provincia di Ancona, merita particolare attenzione l’analisi di Donato Iacobucci, docente di Economia dell’Università Politecnica delle Marche, apparsa lo scorso 28 febbraio sul Corriere Adriatico.

Iacobucci, con estrema chiarezza e puntualità, evidenzia che, a proposito della necessaria internazionalizzazione del sistema produttivo della Regione (intendo non solo l’Ente Istituzione, ma le Marche nel suo complesso e nelle sue varie sfaccettature), deve recuperare l’iniziativa “su diversi fronti: la vendita di prodotti e servizi nei mercati esteri (export); l’attrazione di investimenti da parte di investitori internazionali; gli investimenti nei Paesi esteri da parte delle imprese regionali”.

Come non essere d’accordo con tali affermazioni!

E, al proposito, un’ampia riflessione si impone, al fine di sollecitare nuovi indirizzi e strategie politiche in grado di promuovere e avviare virtuosi filoni commerciali e/o industriali. In assenza delle quali cadrebbe nel nulla o quasi qualsiasi attività di sostegno, sia pure animata da buone intenzioni.

È un tema cruciale, sia che riguardi interventi privati o pubblici.

La scelta della tipologia degli interventi, va detto per onestà intellettuale, non è facile. Essa spesso collide con il tradizionale nanismo delle nostre imprese e con la stentata propensione delle stesse a coordinarsi e a “socializzare” innovazione, know how tecnologico e sinergie collaborative. In questo quadro anche gli interventi previsti dalla Regione Marche e dal pubblico più in generale, sull’onda in particolare delle disponibilità europee, potrebbero non cogliere pienamente il segno, nonostante le buone intenzioni.

La mia idea, che sposerei in linea prioritaria, pur nel necessario bilanciamento della assegnazione delle risorse disponibili, è quella di privilegiare gli aiuti e gli investimenti in modo che gli interventi ad essi connessi possano essere appetibili da parte degli investitori esteri, stando oltremodo accorti a non cadere nella trappola di favorire, anche non volendo, con l’afflusso di capitali freschi il controllo o l’acquisizione di imprese italiane da parte di realtà estere.

L’afflusso di capitale estero e più in generale l’attenzione di carattere strategico da parte delle imprese estere verso quelle domestiche darà sicuramente “una mano” a “rimpolpare” o rendere più consistenti e numerosi anche i servizi aerei che fanno riferimento all’aeroporto di Falconara Marittima, incrementando i voli per quantità e qualità.

A mio modo di vedere, infatti, l’aeroporto deve servire essenzialmente e in via prioritaria per attrarre flussi di traffico dall’estero, in quanto imprese, imprenditori, uomini di affari e turisti possano individuare nella nostra Regione interessi consistenti e reali opportunità. In caso contrario vedo difficile una stagione rosea per l’aeroporto delle Marche.

Infine una notazione per l’avvento di Amazon nella Vallesina.

Assistiamo a un gran parlare, a tratti ad una fibrillazione di opinioni e di aspettative.

Non si tratta di sottovalutare l’avvento di Amazon, né di esserne innamorati a prescindere. Quasi in attesa di una aspettativa salvifica.

Ma dobbiamo essere realistici e guardare nel lungo periodo, non solo ai benefici dell’immediato; anche per tutelarci da reazioni inverse, sempre possibili (la vicenda Caterpillar docet o, se vogliamo, ricordando la triste storia legata alla chiusura della Sadam, ancora non del tutto chiara).

Amazon dovrebbe essere considerata un’irripetibile opportunità per dare forma ad un hub, ampio e articolato, della logistica, che sappia innescare una serie di altre attività, con la presenza di grandi marchi, ma non solo.

L’esempio lo abbiamo, sotto gli occhi, dalla realtà di Colleferro, alle porte di Roma (a volte basta guardare e prendere spunto dal “giardino del vicino”), dove in appena un triennio un’area di 200.000 mq (vedi Inserto de “La Repubblica” del 30 ottobre scorso) sono sorte, attorno ad Amazon, oltre alle grandi aziende, come “Leroy Merlin, Unieuro, Galileo, eccetera, anche circa 60 pmi dall’industria e commercio più tradizionali, ai servizi collaterali (accoglienza, formazione, informatici, agenzie assicurative e immobiliari, scuole di alta specializzazione tecnologica, collaborazioni con l’Università “La Sapienza” e “Tor Vergata”, attività ricettive e del tempo libero, palestre per il relax e il benessere fisico). Il tutto in un quadro di sostenibilità ambientale.

Là dove c’era un’area in forte degrado e pesantemente inquinata, ora è stata realizzata un’encomiabile e concreta riqualificazione territoriale, urbana ed extraurbana, con la creazione di centinaia posti di lavoro, che hanno tutta l’aria di essere duraturi e di qualità.

Anche da noi possiamo vincere una scommessa del genere, pur in un contesto diverso, purché lo si voglia e purché riemerga quella naturale propensione alla inventiva e agli investimenti della nostra struttura imprenditoriale, che tanto grande ha fatto, nel recente passato, la Vallesina e le Marche.

La sfida non è rivolta solo all’intervento pubblico, ma soprattutto ed essenzialmente alla mano privata.

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