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L'arretramento ferroviario: Ancona, toc-toc, quando inizi a fare il Capoluogo di regione?
Il dibattito locale di questi giorni è segnato dalla vicenda del Muro, le barriere fonoassorbenti che Rfi vuole realizzare a ridosso dei binari con l’intento di “proteggerci” dai rumori del traffico ferroviario ma con il risultato, avversato pressoché da tutti, salvo lievi distinguo territoriali, di privarci della vista mare e di dividere i Comuni costieri dal proprio litorale. È evidente l’avversione di politica e cittadini nei confronti del progetto. Meno evidente è, invece, il ruolo che i politici hanno assunto nel dibattito. Mi riferisco, in particolare, alla capacità di visione, di lungimiranza nell’immaginare un futuro possibile. Prendete la nostra Falconara e la vicina Ancona. Pur dormiente sulle prime, tirato per la giacca, il capoluogo dorico alla fine ha risposto presente e si è allineato sulle nostre posizione: un diniego su tutta la linea al Muro, senza compromessi sulle altezze. La stessa Regione Marche ha da prima nicchiato per poi, sollecitata dai consiglieri regionali, si è detta pronta a sposare in toto le decisioni comunali. Questo è bene nell’immediato. A breve andremo in conferenza dei servizi al Ministero forti di questa compattezza. Ma poi? Sul tema dell’arretramento ferroviario, di cui si parla da anni, per il quale nel 2004 era anche stato presentato un progetto (in foto) dall’allora presidente della Provincia di Ancona, Enzo Giancarli (che oggi è consigliere regionale), Ancona parla di utopia. “L’arretramento è solo un bel sogno e io non corro dietro ai sogni” parafrasando il pensiero del sindaco Valeria Mancinelli espresso nel corso del consiglio comunale aperto convocato da Falconara come Stati Generali, per la presenza di numerosi sindaci da tutta la regione, consiglieri regionali e parlamentari, del No al Muro.
Il dibattito locale di questi giorni è segnato dalla vicenda del Muro, le barriere fonoassorbenti che Rfi vuole realizzare a ridosso dei binari con l’intento di “proteggerci” dai rumori del traffico ferroviario ma con il risultato, avversato pressoché da tutti, salvo lievi distinguo territoriali, di privarci della vista mare e di dividere i Comuni costieri dal proprio litorale. È evidente l’avversione di politica e cittadini nei confronti del progetto. Meno evidente è, invece, il ruolo che i politici hanno assunto nel dibattito. Mi riferisco, in particolare, alla capacità di visione, di lungimiranza nell’immaginare un futuro possibile. Prendete la nostra Falconara e la vicina Ancona. Pur dormiente sulle prime, tirato per la giacca, il capoluogo dorico alla fine ha risposto presente e si è allineato sulle nostre posizione: un diniego su tutta la linea al Muro, senza compromessi sulle altezze. La stessa Regione Marche ha da prima nicchiato per poi, sollecitata dai consiglieri regionali, si è detta pronta a sposare in toto le decisioni comunali. Questo è bene nell’immediato. A breve andremo in conferenza dei servizi al Ministero forti di questa compattezza. Ma poi? Sul tema dell’arretramento ferroviario, di cui si parla da anni, per il quale nel 2004 era anche stato presentato un progetto (in foto) dall’allora presidente della Provincia di Ancona, Enzo Giancarli (che oggi è consigliere regionale), Ancona parla di utopia. “L’arretramento è solo un bel sogno e io non corro dietro ai sogni” parafrasando il pensiero del sindaco Valeria Mancinelli espresso nel corso del consiglio comunale aperto convocato da Falconara come Stati Generali, per la presenza di numerosi sindaci da tutta la regione, consiglieri regionali e parlamentari, del No al Muro. Per noi l’arretramento della ferrovia è l’unico progetto in grado di restituire alla città un mare oggi ingabbiato al di là della strada ferrata. Un’utopia? Forse. Ma perché non dovremmo inseguirla, chiederla con forza a ogni occasione. Mi chiedo: siamo politici o amministratori di condominio? È ancora in grado la classe politica di immaginare scenari futuri e porre azioni di indirizzo conseguenti? Io credo che la politica di un amministratore debba, per forza di cose, essere concreta nel dare risposte che soddisfano il quotidiano dei cittadini ma, al tempo stesso, non può prescindere dalla capacità di avere una visione del futuro. Cosa sarebbe la nostra civiltà occidentale senza utopie? Quante scoperte sarebbero venute meno se le menti, anche quelle illuminate, si fossero limitate a gestire l’esistente? Falconara fa parte del Golfo di Ancona. Siamo legati per storia, per interessi comuni, per attività economiche ad Ancona. Buona parte dei falconaresi sono anconetani doc. Condividiamo le sorti del porto dorico, collaboriamo nella pianificazione dell’Area Metropolitana del Medio Adriatico, contribuiamo alla vita dei Flag, Gruppi di Azione locale per la ricerca e la implementazione del pescato ed altro ancora: è stato dunque naturale costruire una alleanza per una visione comune in difesa e valorizzazione della costa. Valeria Mancinelli è stata recentemente premiata come Miglior Sindaco del Mondo. Dimostri al Mondo che Ancona è anche il Capoluogo. Capace di pensare oltre i confini e di fare da traino al territorio. In grado, finalmente, di uscire dal suo (più o meno) dorato isolamento.
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Contro il Muro è una battaglia di popolo e contro il corto circuito dello Stato
Mentre una timida Anna Casini, vicepresidente della Regione Marche, risponde con un “vedremo, valuteremo” all’interrogazione in consiglio regionale sul Muro, sulla quale interverrò nei prossimi giorni, vale la pena di registrare la presenza di un corto circuito tra i vari apparati dello Stato. Non solo tra diversi enti ma anche all’interno dello stesso soggetto, tra uffici diversi. Incomunicabilità sia orizzontale, tra pari grado, che verticale tra i centri decisionali e la periferia. Non si spiega altrimenti la ferrea volontà della Direzione Centrale Rfi/Italferr, sostenuta anche dalla Direzione di Produzione della Linea Centrale Adriatica (vedi recente intervista a emittenti locali dello stesso Dirigente), di realizzare il contestatissimo, dannatissimo Muro a dividere la nostra città dal mare e, con l’intento – che nessuno può accertare – di abbattere il rumore porterà certamente un incremento dell’inquinamento. Il tutto mentre il direttore generale e amministratore delegato di Rfi, Maurizio Gentile, chiede ai ministri Toninelli (Trasporti) e Costa (Ambiente) di modificare la legge affinché si pensi prima al miglioramento del materiale rotabile (motori per la trazione, carrozze viaggiatori, carri merci, sistema frenante, etc.) e delle infrastrutture fisse ferroviarie (binari, traversine, massicciata, etc.), passando poi al miglioramento dei ricettori passivi (abitazioni, infissi, finestre, vetrate, etc.) e poi, solo successivamente e qualora risultasse esserci ancora troppo rumore, fare barriere fonoassorbenti sotto i tre metri di altezza. Forse dalle nostre parti non leggono le lettere del proprio Amministratore, emesse probabilmente anche a seguito di studi specializzati dell'Unione Europea. E ci tocca anche leggere sui giornali risposte saccenti del funzionario di turno che sottolinea a braccia spalancate “è la legge”. Ah, sì? Si sappia allora che sempre per legge ci muoveremo. Intanto abbiamo detto no all’esproprio del vialetto Marotta che era stato chiesto, insieme alle pertinenze di alcune abitazioni private, per ospitare 5 anni e più di cantiere. Alla Regione, chiamata a dare un parere di conformità urbanistica, abbiamo dato tutti gli strumenti a sostegno del No. Abbiamo anche solleticato la Soprintendenza. Andremo a Roma, alla conferenza dei servizi al Ministero, forti di tutti questi pareri e con le 5mila (per allora saranno anche di più) firme dei cittadini che non vogliono questo scempio. Qualora tutto questo non bastasse abbiamo già consultato un legale di fiducia per studiare la pratica. Non vorremmo pigiare quel bottone perché crediamo che lo Stato debba dialogare e valutare a 360 gradi le situazioni. L’altra sera al Centro Pergoli questo abbiamo spiegato. Siamo all’inizio di una lunga battaglia. Checché ne dica qualche nostro avversario politico che parla di manfrina, di progetto che non si farà mai. E meglio così se non si farà. Ma a noi è stato così presentato. E noi vogliamo contrastarlo con tutte le armi che abbiamo a disposizione.
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Spero abbiate passato un buon Natale. E che sotto l’albero, tutti noi, in particolare i colleghi amministratori della provincia di Ancona, potessimo ritrovare un po’ di buonsenso. Quella dote, cioè, che dovrebbe animare l’azione politica dei rappresentanti dei cittadini che gestiscono pro tempore la cosa pubblica. Lo dico con la speranza, flebile ma pur viva, di chi si appresta a vivere un 2019 pieno di impegni e non senza ostacoli.Buonsenso ai vertici delle Ferrovie: per tornare indietro sul malaugurato progetto di realizzare un Muro tra Falconara e la sua spiaggia che, con l’intento di abbattere i rumori del transito dei treni, finirà per devastare ulteriormente un territorio già provato escludendo i cittadini dalla vista del mare, deprimendo ulteriormente la già provata economia del territorio, deprezzando vistosamente i valori degli immobili, allontanando il residuo turismo di appassionati della nostra spiaggia, aumentando per di più l’inquinamento che impedisce il ricambio dell’aria, imprigionando i cittadini nelle loro case con una costruzione a un metro scarso dalle finestre. Uno scempio contro cui lotteremo al fianco dei cittadini, pronti ad affrontare la battaglia forti delle nostre motivazioni. Per non parlare del sostanziale impedimento, sancito dalle leggi, al legittimo sviluppo della pianificazione urbanistica e della gestione del territorio, prerogativa di esclusiva competenza comunale e per la cui riaffermazione eserciteremo ogni plausibile e legittima azione amministrativa. Ferrovie chiamate anche alla loro responsabilità sul progetto del bypass ferroviario per il quale Falconara attende legittime compensazioni in termini di riqualificazione urbanistica rispetto a un’opera destinata a ferire un territorio e a stravolgere un quartiere, quanto meno rispettando appieno le prescrizioni già stabilite e approvate dal Cipe.
Buonsenso anche ai sindaci e amministratori del Partito Democratico nella Provincia di Ancona: per fermarsi in tempo, abbandonando ogni più agnostico unanimismo, dall’azione insistita di affidare senza una gara di appalto il servizio di raccolta dei rifiuti di tutta la Provincia. Idea già bocciata in primo e secondo grado dai giudici amministrativi di Tar e Consiglio di Stato perché contro la legge e contro la logica. Da quanto leggo negli ultimi giorni la doppia bocciatura non è servita e si vuole insistere nonostante tutto e tutti. Falconara, Jesi e Fabriano che si oppongono non hanno abbastanza forza per fermare questa operazione che non porterà reali benefit ai cittadini ma servirà, come spesso avviene, per mantenere la mano politica sulle società partecipate. Una presidenza, un consiglio di amministrazione. Chissà che Osimo, chiamata al voto in primavera insieme a tanti altri piccoli comuni della provincia, da alleata forte di Ancona in questo insensato intendimento, non cambi guida e si affianchi a noi. Stando così le cose, c’è solo da augurarselo.
nb. Il 2019 sarà un anno fondamentale per Falconara. La più grande scommessa urbanistica della città è la Variante per il Centro Storico ed è già in fase di elaborazione il piano attuativo, che faciliterà il recupero degli edifici. Cruciale anche il progetto della ex Montedison: dopo l’approvazione in via definitiva della variante urbanistica, la società Pollarini, proprietaria dell’area, dovrà presentare il progetto di bonifica e quindi la proposta attuativa, cui dovrà seguire il confronto con le associazioni di categoria e con i cittadini.
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Care Ferrovie, che vi abbiamo fatto di male?

A saperlo prima, uno avrebbe respinto, oltre 150 anni fa, il tracciato adriatico della linea ferroviaria. Quella strada ferrata che per tanti anni, complice anche l'innesto con la linea Romana, ha fatto la fortuna di Falconara oggi sembra ritorcersi contro la città e i suoi cittadini. È notizia di pochi giorni fa l'intenzione di Rfi di erigere un muro fonoassorbente al posto dell'attuale barriera che divide la Flaminia dai binari. "Opera di mitigazione acustica", dicono, per portare i decibel a norma di legge. Sotto i 60 db al passaggio dei treni. Una realizzazione che costerà 20 milioni di euro alle casse dello Stato e, ai cittadini, la possibilità di vedere il mare, di goderne la brezza e i vantaggi di avere uno sfogo anche per quel che riguarda i gas di scarico delle auto lungo la vecchia statale. Venti milioni, mica bruscolini. Quando poi, più a nord, le stesse Ferrovie ci vengono a dire che mancano i soldi per riqualificare i quartieri flagellati dal bypass ferroviario. Ora, non so voi, ma io a farmi prendere in giro da questi ingegneri che arrivano da fuori convinti che al Castello qualcuno abbia l'anello al naso proprio non ci sto.
Qualcuno vorrebbe realizzare il bypass, lasciare dove stanno i binari in più, gli scali merci che circondano Villanova e, inoltre, sbarrare tutto il lato mare di Falconara. Trasformare la strada ferrata in una gabbia, in sostanza. Ho sempre sostenuto, rispetto al bypass, che Rfi si sarebbe dovuta impegnare con opere migliorative del quartiere: verde pubblico, piste ciclabili, il ripristino delle aree degli scali merci lasciate libere. Ragionare al bypass come il primo stralcio del futuro arretramento, unica opera che consentirebbe a Falconara di aprirsi alla costa, di avere il suo lungomare. Non solo si fa fatica a incanalare la discussione sull'arretramento. Non solo arrivano pretese last minute di mantenere i binari esistenti. Non solo sul piatto del compensazioni non vengono messi che spiccioli. Ora ci vengono a dire che, in nome del silenzio, ci consentiranno di poter aprire le orecchie al prezzo di chiudere gli occhi. La domanda viene spontanea: care Ferrovie, che via abbiamo fatto di male? Per quel che mi riguarda, mi opporrò con tutto me stesso a questo scempio. Da amministratore e da cittadino.
