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Infrastrutture e aeroporto, occhio al bluff: Castelli, non ti far ingannare
Guido Castelli ha ragione da vendere nel cercare di creare una rete di collegamenti ferro-gomma attorno all’aeroporto regionale. Aumentare i voli, incrementare i servizi attorno allo scalo, le infrastrutture del territorio sono da tempo al centro dei miei interventi e sono ora a constatare un nuovo dinamismo in questa direzione. Ovviamente l’assessore regionale, che ben conosce l’arte dell’amministrazione pubblica locale, si ritrova a dover fare i conti con decenni di immobilismo e con progetti insufficienti o comunque superati dalla realtà. Nell’articolo odierno pubblicato sul Corriere Adriatico si parla di “intensificare le connessioni” ma poi si fa ancora cenno a una nuova stazione a Marina di Montemarciano. Un’ipotesi che risale ai primi del 2000, da quando è iniziato l’iter del bypass. Il centrosinistra governava la Regione e i Comuni di Falconara e Montemarciano.
Guido Castelli ha ragione da vendere nel cercare di creare una rete di collegamenti ferro-gomma attorno all’aeroporto regionale. Aumentare i voli, incrementare i servizi attorno allo scalo, le infrastrutture del territorio sono da tempo al centro dei miei interventi e sono ora a constatare un nuovo dinamismo in questa direzione. Ovviamente l’assessore regionale, che ben conosce l’arte dell’amministrazione pubblica locale, si ritrova a dover fare i conti con decenni di immobilismo e con progetti insufficienti o comunque superati dalla realtà. Nell’articolo odierno pubblicato sul Corriere Adriatico si parla di “intensificare le connessioni” ma poi si fa ancora cenno a una nuova stazione a Marina di Montemarciano. Un’ipotesi che risale ai primi del 2000, da quando è iniziato l’iter del bypass. Il centrosinistra governava la Regione e i Comuni di Falconara e Montemarciano.
Forse al nuovo governo regionale è sfuggita come sfugge la pochezza di tutto il progetto della cosiddetta Velocizzazione della Linea Adriatica: un’ipotesi che si dimena tra piccolo cabotaggio e le pulsioni campanilistiche. Spiace che un tema così importante rischi di deprimere le grandi aspettative riposte nel Governo Draghi. Un Governo nato sull’onda della necessità e sulla voglia di accreditarsi in Europa e che vanta una larga base parlamentare, teoricamente in grado di pensare in termini di prospettive e di strategia di valore. Così, tuttavia, non sembra. A partire dall’Arretramento per il quale si battezzano troppi 50 miliardi come se li si dovessero tirare fuori cash e non nel tempo, per stralci, valutando costi e benefici nel lungo termine, distribuendo contentini qua e là: arretriamo un po’ a Pesaro, un po’ a Fano, bypassino a Falconara, lungomare nord per Ancona e, appunto, stazione a Montemarciano.
Non cada Castelli nel tranello. L’intermodalità si raggiungerà con Arretramento, potenziamento della stazione di Castelferretti (proprio davanti all’Aeroporto), scali merci all’Inteporto collegati con il cargo del Sanzio, raddoppio della Variante SS 16 con collegamento veloce con il Porto di Ancona. Tutto il resto è un’inutile spesa di denaro che produrrà pochi risultati e non ci mette al riparo dal Muro fonoassorbente. Checché ne dica qualche esponente politico perso in città senza bussola stiamo lavorando tanto per risanare un territorio alla ricerca di futuro. Da una parte si accusa l'Amministrazione di non avere idee e programmi per il futuro, poi quando qualcuno si impegna in tale direzione si sottolinea che è evanescente, mancando di considerazione, di rispetto, verso tecnici, professionisti, docenti universitari e verso una grande operazione di consultazione e di democrazia partecipata. L'ultimo esempio, come se non bastasse, è il Pinqua, Bando nazionale ci siamo impegnati per portare a Falconara ben 7,5 milioni di euro, insieme con Senigallia, o l'impegno per spendere al meglio i 2 milioni per le ex scuole Lorenzini, o il Protocollo comn le Ferrovie per le giuste compensazioni sul bypass o le battaglie per sollecitare Regione/Provincia e Ministero per portare a compimento o quanto meno iniziare le bonifiche, tanto necessarie per dare davvero un nuovo volto alla città.
Non cada Castelli nel tranello. L’intermodalità si raggiungerà con Arretramento, potenziamento della stazione di Castelferretti (proprio davanti all’Aeroporto), scali merci all’Inteporto collegati con il cargo del Sanzio, raddoppio della Variante SS 16 con collegamento veloce con il Porto di Ancona. Tutto il resto è un’inutile spesa di denaro che produrrà pochi risultati e non ci mette al riparo dal Muro fonoassorbente. Checché ne dica qualche esponente politico perso in città senza bussola stiamo lavorando tanto per risanare un territorio alla ricerca di futuro. Da una parte si accusa l'Amministrazione di non avere idee e programmi per il futuro, poi quando qualcuno si impegna in tale direzione si sottolinea che è evanescente, mancando di considerazione, di rispetto, verso tecnici, professionisti, docenti universitari e verso una grande operazione di consultazione e di democrazia partecipata. L'ultimo esempio, come se non bastasse, è il Pinqua, Bando nazionale ci siamo impegnati per portare a Falconara ben 7,5 milioni di euro, insieme con Senigallia, o l'impegno per spendere al meglio i 2 milioni per le ex scuole Lorenzini, o il Protocollo comn le Ferrovie per le giuste compensazioni sul bypass o le battaglie per sollecitare Regione/Provincia e Ministero per portare a compimento o quanto meno iniziare le bonifiche, tanto necessarie per dare davvero un nuovo volto alla città.
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L'arretramento ferroviario, investimento strategico: vietato fallire
Tappe forzate verso la velocità e verso una ferrovia degna di questo nome. Occorreranno volontà e coraggio per immaginare il potenziamento della linea ferroviaria adriatica alla luce del nuovo corso della Regione Marche che ha impresso una svolta nelle politiche infrastrutturali, decisa a riallacciare la nostra regione al resto d’Italia. Nemmeno un paio di anni fa eravamo a lottare contro il Muro, le barriere con le quali Rfi voleva tagliare in due la città dividendola dal suo mare. Oggi parliamo di alta velocità, di arretramento della linea con quello stesso assessore regionale alle Infrastrutture, Francesco Baldelli, che è stato ospite al Centro Pergoli di Falconara per illustrare quanto la politica sta ora mettendo in campo.
L’ARRETRAMENTO. Questo e non altro è il futuro dei trasporti su ferro della nostra regione. Ottimo per le città costiere che così potranno riappropriarsi di spazi da riqualificare con sistemi di viabilità leggera, elettrica, a basso impatto. Ottimo per le merci, per quel settore cargo così tanto importante ma da sempre trascurato nel dialogo tra i tre grandi sordi rappresentati da porto, aeroporto, interporto. Il tutto per riallineare le Marche al resto del Paese. In fretta, signori. Di tempo se ne è perso anche troppo. Mentre qua si studiavano ripieghi dal respiro corto, convinti che sarebbero bastati un bypassino attorno alla Raffineria, un Muro antirumore e un lungomare posticcio alla frana Barducci per far bella figura, nel resto d’Italia ci si prepara a viaggiare da Bari a Milano passando (via Napoli) dal Tirreno e risparmiando un’ora rispetto alla linea tradizionale su Pescara e Ancona.
L’ARRETRAMENTO. Questo e non altro è il futuro dei trasporti su ferro della nostra regione. Ottimo per le città costiere che così potranno riappropriarsi di spazi da riqualificare con sistemi di viabilità leggera, elettrica, a basso impatto. Ottimo per le merci, per quel settore cargo così tanto importante ma da sempre trascurato nel dialogo tra i tre grandi sordi rappresentati da porto, aeroporto, interporto. Il tutto per riallineare le Marche al resto del Paese. In fretta, signori. Di tempo se ne è perso anche troppo. Mentre qua si studiavano ripieghi dal respiro corto, convinti che sarebbero bastati un bypassino attorno alla Raffineria, un Muro antirumore e un lungomare posticcio alla frana Barducci per far bella figura, nel resto d’Italia ci si prepara a viaggiare da Bari a Milano passando (via Napoli) dal Tirreno e risparmiando un’ora rispetto alla linea tradizionale su Pescara e Ancona.
Grazie alla Regione Marche anche la nostra città, insieme agli altri Comuni, è stata chiamata a indicare le esigenze del territorio per andare a redigere un documento da inviare a Ministero. Siamo convinti che lo sviluppo del nostro territorio passi per l’arretramento della linea ferroviaria come siamo altrettanti certi che occorrerà collegare meglio i binari con l’aeroporto Sanzio, sia per quel che riguarda i passeggeri (andando a prevedere una nuova stazione di riferimento), sia per il cargo che potrà beneficiare anche del trasferimento degli scali merci da Villanova all’Interporto di Jesi. Dettaglio da non dimenticare: se Amazon – che è una multinazionale dedita al profitto – ha scelto quest’area per investire significa che l’appeal e le possibilità di sviluppo non mancano. Sfruttiamole e andiamo oltre la miopia. Siamo agli albori di un confronto che si figura già da adesso complicato.
Dico questo perché è chiaro che incontreremo vecchie conoscenze. È sempre così quando ci si confronta con la pubblica amministrazione. I politici cambiano, gli apparati restano. Avremo a che fare con gli stessi che volevano spendere tra i 4 e i 7 miliardi a livello nazionale per le barriere anti rumore, non dimentichiamolo. Per quanto il mondo da allora a oggi possa essere cambiato, ci sarà sempre un cassetto pronto per essere aperto dal quale estrarre un progetto già visto, già bocciato. Dovremo essere coraggiosi. E forti. Forti come lo siamo stati quando eravamo uniti – Comune e cittadini - nella battaglia contro il Muro con le oltre 10mila firme raccolte, con la catena umana in spiaggia. Ci avviamo a un’altra battaglia di popolo. L’alternativa non è contemplata: un qualsiasi altro progetto al ribasso ci vedrebbe ancora più marginali.
Dico questo perché è chiaro che incontreremo vecchie conoscenze. È sempre così quando ci si confronta con la pubblica amministrazione. I politici cambiano, gli apparati restano. Avremo a che fare con gli stessi che volevano spendere tra i 4 e i 7 miliardi a livello nazionale per le barriere anti rumore, non dimentichiamolo. Per quanto il mondo da allora a oggi possa essere cambiato, ci sarà sempre un cassetto pronto per essere aperto dal quale estrarre un progetto già visto, già bocciato. Dovremo essere coraggiosi. E forti. Forti come lo siamo stati quando eravamo uniti – Comune e cittadini - nella battaglia contro il Muro con le oltre 10mila firme raccolte, con la catena umana in spiaggia. Ci avviamo a un’altra battaglia di popolo. L’alternativa non è contemplata: un qualsiasi altro progetto al ribasso ci vedrebbe ancora più marginali.
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Il porto di Ancona: senza presidente da un anno, senza una visione strategica da sempre
Adagio sempre mal volentieri i miei pensieri sui luoghi comuni ma devo ammettere una certa tentazione nell’affidarmi al “si stava meglio quando si stava peggio” quando assisto all’impasse politica che attanaglia la nomina della nuova presidenza dell’Autorità Portuale di Ancona, scranno vuoto da un anno dopo i saluti di Rodolfo Giampieri. Tra lui – che pur ho avuto modo di criticare – e il nulla di oggi è sicuramente preferibile la prima soluzione. Che tuttavia non è quella ottimale. Al sistema portuale di Ancona che, ricordiamo, è del Mare Adriatico Centrale e comprende anche i porti di Pesaro, San Benedetto, Pescara e Ortona, occorre una leadership capace di avere una visione che vada oltre quel che è racchiuso tra Marinadorica e la Lanterna Rossa. Manca da anni (da ben prima di Giampieri) una visione globale che sappia guardare allo sviluppo del territorio.
Il porto dorico, come la città di Ancona, è incapace di dialogare. Un capoluogo che respinge e che bada al mantenimento della posizione dominante. Non si è mai rapportato seriamente, se non negli enunciati, con i traffici di porto e interporto. Comprende al suo interno i circa 6 chilometri di spiaggia attrezzata divise tra Falconara e Ancona che devono sottostare a un surplus di burocrazia. Intanto Ancona continua a limitarsi a fare il Comune dimenticandosi (SEMPRE!) di essere un Capoluogo. La supplenza, vista la situazione, dovrebbe passare a organismi superiori.
Come per la vicenda rifiuti è auspicabile un cambio di rotta della Provincia di Ancona per getti al macero la rotta fallimentare anconetana che ha costretto tutti gli altri Comuni all’immobilismo (compresa la possibilità di ridurre la tassa sui rifiuti a cittadini), alla stessa maniera la Regione Marche dovrebbe prendere in mano la situazione e avviare subito un’azione più energica nei confronti di Roma e dell’Unione Europea stessa per evidenziare la posizione strategica e le potenzialità della nostra Piattaforma logistica. Una volta insediata la nuova presidenza occorrerà mettere mano al management per mettere persone capaci a rendere concreti precisi indirizzi di governo e avviare una discussione sia con i comuni interessati (Falconara e Ancona) sia con i comuni limitrofi. Ragionare, cioè, come detto prima, in termini più ampi. Come Area metropolitana.
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Bolkestein, i “regali” passati di quelli bravi e l’immobilismo del presente
Come se la nostra povera Italia non avesse abbastanza nemici, o comunque sfere di interesse extraterritoriali pronte a venir qui per darsi al saccheggio, ci si mettono spesso anche i giudici ad agevolare propositi spiccatamente anti nazionali. Spesso sono i togati europei come nel caso delle bacchettate al carcere duro per i mafiosi, ritenuto inumano e degradante. Altre volte sono quelli nostrani come, ultima in ordine di arrivo arrivata da magistrati amministrativi, per la vicenda delle concessioni demaniali agli stabilimenti balneari. La famosa “Bolkestein”. Un regalo di quel “genio” (considerato tale da una determinata parte politica e determinati ambienti) di Romano Prodi.
Quello che tacciava di “sciocchezze” i timori di un’Europa dei banchieri, quello che favoleggiava che con la moneta unica si avrebbe avuto un’unitarietà anche economica (smentito dai fatti con Eurostat che vede il costo del lavoro a 44,7 euro/ora in Danimarca contro i 12,5 euro della Repubblica Slovacca), quello che “con l’Euro lavoreremo un giorno di meno guadagnando come se lavorassimo un giorno di più”, nel 2006 fu presidente della Commissione Europea che licenziò la direttiva che da allora mette a repentaglio l’esistenza di un sistema nazionale, quello turistico balneare, che crea ricchezza e lavoro a migliaia di famiglie. In nome della concorrenza e del libero mercato – sempre più concentrato nelle mani di pochi grandi oligarchie economiche e fondi sovrannazionali – si chiede all’Italia di concedere le proprie spiagge a vincitori di aste annuali. Passando un colpo di spugna su tutti gli investimenti effettuati dal settore in tutti questi anni e mettendo di fatto fuori gioco i balneari, vista l’impossibilità di competere con i colossi.
Quello che tacciava di “sciocchezze” i timori di un’Europa dei banchieri, quello che favoleggiava che con la moneta unica si avrebbe avuto un’unitarietà anche economica (smentito dai fatti con Eurostat che vede il costo del lavoro a 44,7 euro/ora in Danimarca contro i 12,5 euro della Repubblica Slovacca), quello che “con l’Euro lavoreremo un giorno di meno guadagnando come se lavorassimo un giorno di più”, nel 2006 fu presidente della Commissione Europea che licenziò la direttiva che da allora mette a repentaglio l’esistenza di un sistema nazionale, quello turistico balneare, che crea ricchezza e lavoro a migliaia di famiglie. In nome della concorrenza e del libero mercato – sempre più concentrato nelle mani di pochi grandi oligarchie economiche e fondi sovrannazionali – si chiede all’Italia di concedere le proprie spiagge a vincitori di aste annuali. Passando un colpo di spugna su tutti gli investimenti effettuati dal settore in tutti questi anni e mettendo di fatto fuori gioco i balneari, vista l’impossibilità di competere con i colossi.
A dare attuazione a tale provvedimento fu, guarda caso, un altro “campione” dell’europeismo anti italiano: il governo dei Professori, guidato da Mario Monti, rimasto successivamente imbottigliato nel traffico delle proteste dei tassisti, dei balneari, degli esodati, eccetera. Il resto? Nella pochezza politica nazionale che abbiamo vissuto dal 2006 a oggi l’Italia è riuscita solo a prorogare queste aste. Per non affrontare la questione in sede europea si è preferito tergiversare. E quando la politica non decide, si alza in piedi la Magistratura.
Il Consiglio di Stato ha quindi inevitabilmente sancito che l’ultima proroga concessa ai balneari (al 2033) non è valida. Dal 2023 tutto dovrà andare all’asta. Il settore è giustamente preoccupato. In tutta Italia si contano oltre 7500 stabilimenti balneari che arrivano ad occupare in alta stagione più di 44mila lavoratori. La Politica a questo punto non può più rimandare. Tocca alla politica nazionale prendere la strada di Bruxelles e proteggere un comparto non secondario ma parte integrante di quell’Italian Lifestyle fatto anche di accoglienza, ambiente, agroalimentare di qualità, ristorazione, storia e cultura che il mondo ci invidia e che contribuisce al 25% del Pil nazionale.
Il Consiglio di Stato ha quindi inevitabilmente sancito che l’ultima proroga concessa ai balneari (al 2033) non è valida. Dal 2023 tutto dovrà andare all’asta. Il settore è giustamente preoccupato. In tutta Italia si contano oltre 7500 stabilimenti balneari che arrivano ad occupare in alta stagione più di 44mila lavoratori. La Politica a questo punto non può più rimandare. Tocca alla politica nazionale prendere la strada di Bruxelles e proteggere un comparto non secondario ma parte integrante di quell’Italian Lifestyle fatto anche di accoglienza, ambiente, agroalimentare di qualità, ristorazione, storia e cultura che il mondo ci invidia e che contribuisce al 25% del Pil nazionale.