- Dettagli
- Creato VenAMCETE_Novembre+0100RNovAMCET_Jth7
Acquaroli alla sfida marchigiana sulle infrastrutture, obiettivo: avvicinare le Marche al resto d’Europa

L’auspicabile nuova vitalità su questo fronte si configura nella scelta del Presidente Francesco Acquaroli di caricarsi la responsabilità la delicata partita, trattenendo per sé la delega di governo. Atto che denota come il Governatore abbia ben in mente l’importanza strategica che la Piattaforma Logistica – sempre pensata, mai attuata – riveste per lo sviluppo del territorio. Ovviamente per arrivare alla piena operatività si dovrà anzitutto immaginare una stretta collaborazione tra i tre soggetti, coinvolgendo anche le categorie produttive che lavorano con scambi e spedizioni: mittenti, destinatari, intermediari e servizi annessi. Collegare il porto alla rete viaria nazionale (la mitica Uscita Nord), stringere i rapporti tra questi tre poli, ripristinarne la rete ferroviaria sono tutti punti che dovranno essere messi nell’agenda regionale.
Si dirà: E I SOLDI? I soldi, se c’è la volontà, si trovano. Per lo scellerato Muro sul Mare, Rfi contava di spendere tra i 4 e i 7 miliardi a livello nazionale. Una follia che stava per trasformarsi in realtà con un decisionismo difficilmente riscontrabile, quasi sospetto, in altri meandri burocratici della nostra povera Italia. A fronte di ciò non capisco perché, sempre a livello nazionale, la costa adriatica non abbia diritto all’Alta velocità. Siamo figli di un dio minore rispetto ai Tirrenici? L’arretramento ferroviario rappresenta il naturale e unico vero progetto di risorgimento della nostra costa e, a questo proposito, la Macroregione Adriatico Ionica che Acquaroli sta rilanciando con Abruzzo e Molise può agevolare il rilancio produttivo e territoriale.
- Dettagli
- Creato DomAMCETE_Novembre+0100RNovAMCET_Jth7
Care opposizioni, state attente al dibattito: sulle antenne noi ci siamo e non ci diamo per vinti

Va rilevato che lo studio che è stato posto alla base del Regolamento, tra l’altro esposto al dibattito di tutti gli aventi causa, comprese le associazioni e i cittadini in pubbliche assemblee, così come recita la legge, identifica le aree di ricerca del territorio, con i siti che sono stati ritenuti tecnicamente idonei a coprire l’intero perimetro comunale, sia sulla base primaria delle esigenze manifestate dai gestori, sia sulle risultanze dell’ampia consultazione democratica, privilegiando le aree pubbliche. È sicuramente, allo stato delle esperienze, un confronto impari, poiché ai Comuni è stata tolta la capacità di incidere in maniera obbligatoria o, quanto meno, perentoria nelle scelte finali. In questo clima abbiamo, tuttavia, cercato di instaurare un rapporto di colloquio, più precisamente di confronto con le Società, nonché di convincimento delle stesse, nel caso non collimassero circa gli indirizzi previsti dal Regolamento.
Cari consiglieri di opposizione: state più attenti al dibattito. In questi anni abbiamo più volte discusso e informato sul punto e abbiamo espresso il nostro diniego ad una serie di richieste dei gestori, in particolare quelli apparsi sul mercato recentemente e, come tali, più commercialmente aggressivi. Abbiamo coerentemente proseguito sulla strada delle eccezioni e del confronto, in quanto l’unico nostro obiettivo e ambizione è quello di tutelare , il più possibile, la salute pubblica e la tutela paesaggistica anche se in questo senso, a dire il vero, non ci aiutano granché le ultime disposizioni governative che, di fatto, tendono a superare il metodo delle aree di ricerca, in favore dei punti specifici, che restringono il capo di azione dei divieti, indicandoli addirittura con meticolosa precisione (case di cura, scuole, centri sociali, etc.), lasciando al libero arbitrio il resto del territorio. Ma non ci siamo e non ci diamo per vinti.
Per quanto riguarda le ultime richieste pervenute, l’Amministrazione con propria delibera e lettera inoltrata ad un gestore (è tutto agli atti) ha da tempo negato la possibilità di erigere una antenna nel bel mezzo dell’area “ex tiro a volo” sull’arenile di Villanova. Ora noi siamo felici che una forza politica si dichiari d’accordo, ma di certo non se ne può intestare né il merito, né la paternità. È scorretto, oltre che non veritiero. La Commissione Consiliare è stata convocata in due riprese, su input del sottoscritto e della collega Valentina Barchiesi, proprio per far presente queste problematiche ed avere dai Consiglieri, se non una condivisione, almeno dei suggerimenti. Tanto è vero ciò, che è stata accettata di buon grado la proposta di una verifica tecnica della possibilità di far realizzare una antenna in un’area molto ristretta posta tra via Toselli e Via Monti e Tognetti, in prossimità del confine con la Raffineria. Non possiamo, però, dimenticare che i gestori hanno la possibilità, una volta che sia stato negato l’ok per un sito pubblico di ricercare liberamente un’area privata, con possibilità di successo. Glielo consente la legge. È per tali motivi che non vogliamo avviare, in termini più generali, uno scontro , che ci darebbe tanta soddisfazione sul piano morale, ma alcun accordo concreto, dignitoso e plausibile.
- Dettagli
- Creato MerPMCESTE_Ottobre+0200ROttPMCEST_Jth7
Rifiuti: Senigallia, Jesi e Falconara chiamate ad avvisare i naviganti che il vento è cambiato

Un muro contro muro che ha lasciato il servizio nell’empasse delle cosiddette “proroghe tecniche”; lasciando questa grave responsabilità amministrativa unicamente sulle spalle dei singoli comuni. Un’Ata, di fatto, cieca e sorda, forse per ordine di scuderia (leggi, partito) all’interno della quale comuni come Falconara, Jesi e Fabriano, ad esempio, si sono battuti ma senza riuscire a sfondare un dibattito fortemente condizionato dalla Amministrazione anconetana, appoggiata da Osimo e Senigallia. Domandona dell’ultima ora: cosa farà quest’ultima “liberata” dal Pd grazie ai cittadini che hanno scelto il centrodestra del neosindaco Massimo Olivetti? Quesito più che legittimo. Due anni fa venne proposta ai comuni dell’Ata la scelta di individuare la azienda unica per la raccolta e il trattamento dei rifiuti senza ricorrere ad una gara (“in house”), vinse in quella occasione tale modalità. Perse nei tribunali della giustizia amministrativa, a tal punto da dover ricorrere necessariamente a dei correttivi (a mio giudizio solo di facciata). Tale scelta è stata ribadita anche di recente, nonostante il voto diverso e critico di alcuni, importanti comuni, tra cui Jesi e Falconara.
Quel voto, oggi che il vento è profondamente mutato, è ancora valido? Senigallia, Jesi e Falconara riusciranno ad avviare un dialogo costruttivo su temi sovracomunali, finora diretti esclusivamente dal monocolore piddino e subiti da tutti gli altri? Me lo auguro e auspico quanto prima un incontro tra i Sindaci dei tre Comuni per rivalutare da capo tutta la questione rifiuti. Perché è evidente, e la vicenda del biodigestore conteso tra Jesi (che ha l’opzione migliore) e Ancona (che spinge anche per altre location, tra cui quella impensabile delle Saline, a ridosso di Castelferretti e Camerata Picena), è emblematica. È evidente che anche il modello amministrativo dei gruppi di potere targati Pd è al tramonto e che la rappresentanza è efficace quando apre al dialogo e alla condivisione e che quando l’uomo (o la donna) solo al comando si isola in un dirigismo dorato e autoreferenziale dura per un po’ ma non va lontano. Una lezione da tenere bene a mente anche nel centrodestra se non si vuole sprecare la storica opportunità che si ha oggi nelle Marche.
- Dettagli
- Creato VenAMCESTE_Agosto+0200RAgoAMCEST_Jth7
Il 5G tra sospetti per la salute e una certezza: il furto di democrazia

Nel testo si parla di "modifiche necessarie per velocizzare gli interventi di installazione e adeguamento di impianti di comunicazione sia fissa che mobile prevedendo la semplificazione delle procedure autorizzative inerenti gli interventi di scavo, installazione e manutenzione di reti in fibra e degli impianti radioelettrici di comunicazione". Tradotto: i cittadini non devono rompere le scatole perché le antenne sono necessarie, lì dove gli ingegneri della compagna X le hanno pensate. Molti sindaci, delegittimati della loro autorità, sono rimasti sorpresi. C’è anche un altro aspetto, tuttavia, ed è legato proprio alla tecnologia 5G. Lungi da me fare il negazionista o salire sulla barricata dell’ambientalismo francescano e mainstream ma, adottando tutta la necessaria cautela del caso, riconosco che non ci sono abbastanza conoscenze scientifiche in materia per poter “sposare” una soluzione piuttosto che un’altra.
Il 5G fa male? Gli studi sono in corso. Avendo qualche anno alle spalle, ho ancora negli occhi la vicenda dell’amianto. All’inizio nessuno sapeva che l’eternit, la stessa lavorazione del cemento amianto, poteva causare danni permanenti alla salute e che avrebbe portato malattia e morte all’interno di migliaia di famiglie. Cautela, dunque, massima cautela. Ma come? Stiamo da oltre 10 anni correndo dietro a carte, autorizzazioni, supplementi d'indagine e continue richieste del Ministero per avviare, intanto, almeno, la bonifica dei terreni inquinati dell’ex Montedison e passare al recupero di un'area degradata e poi per impiantare un’antenna si sorvola in leggiadria sui mille dubbi circa la sua nocività? Siamo alle solite. Il Moloch dello Stato è più grande dove i piccoli non si possono difendere: un Comune con poche risorse, un semplice cittadino, una pmi che vorrebbe partecipare a una gara d’appalto. I tempi si dilatano in una melina infinita e le leggi, come spesso accade, si applicano a nemici mentre si interpretano per gli amici.