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Il porto di Ancona: senza presidente da un anno, senza una visione strategica da sempre

Il porto dorico, come la città di Ancona, è incapace di dialogare. Un capoluogo che respinge e che bada al mantenimento della posizione dominante. Non si è mai rapportato seriamente, se non negli enunciati, con i traffici di porto e interporto. Comprende al suo interno i circa 6 chilometri di spiaggia attrezzata divise tra Falconara e Ancona che devono sottostare a un surplus di burocrazia. Intanto Ancona continua a limitarsi a fare il Comune dimenticandosi (SEMPRE!) di essere un Capoluogo. La supplenza, vista la situazione, dovrebbe passare a organismi superiori.
Come per la vicenda rifiuti è auspicabile un cambio di rotta della Provincia di Ancona per getti al macero la rotta fallimentare anconetana che ha costretto tutti gli altri Comuni all’immobilismo (compresa la possibilità di ridurre la tassa sui rifiuti a cittadini), alla stessa maniera la Regione Marche dovrebbe prendere in mano la situazione e avviare subito un’azione più energica nei confronti di Roma e dell’Unione Europea stessa per evidenziare la posizione strategica e le potenzialità della nostra Piattaforma logistica. Una volta insediata la nuova presidenza occorrerà mettere mano al management per mettere persone capaci a rendere concreti precisi indirizzi di governo e avviare una discussione sia con i comuni interessati (Falconara e Ancona) sia con i comuni limitrofi. Ragionare, cioè, come detto prima, in termini più ampi. Come Area metropolitana.
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Bolkestein, i “regali” passati di quelli bravi e l’immobilismo del presente
Quello che tacciava di “sciocchezze” i timori di un’Europa dei banchieri, quello che favoleggiava che con la moneta unica si avrebbe avuto un’unitarietà anche economica (smentito dai fatti con Eurostat che vede il costo del lavoro a 44,7 euro/ora in Danimarca contro i 12,5 euro della Repubblica Slovacca), quello che “con l’Euro lavoreremo un giorno di meno guadagnando come se lavorassimo un giorno di più”, nel 2006 fu presidente della Commissione Europea che licenziò la direttiva che da allora mette a repentaglio l’esistenza di un sistema nazionale, quello turistico balneare, che crea ricchezza e lavoro a migliaia di famiglie. In nome della concorrenza e del libero mercato – sempre più concentrato nelle mani di pochi grandi oligarchie economiche e fondi sovrannazionali – si chiede all’Italia di concedere le proprie spiagge a vincitori di aste annuali. Passando un colpo di spugna su tutti gli investimenti effettuati dal settore in tutti questi anni e mettendo di fatto fuori gioco i balneari, vista l’impossibilità di competere con i colossi.
A dare attuazione a tale provvedimento fu, guarda caso, un altro “campione” dell’europeismo anti italiano: il governo dei Professori, guidato da Mario Monti, rimasto successivamente imbottigliato nel traffico delle proteste dei tassisti, dei balneari, degli esodati, eccetera. Il resto? Nella pochezza politica nazionale che abbiamo vissuto dal 2006 a oggi l’Italia è riuscita solo a prorogare queste aste. Per non affrontare la questione in sede europea si è preferito tergiversare. E quando la politica non decide, si alza in piedi la Magistratura.
Il Consiglio di Stato ha quindi inevitabilmente sancito che l’ultima proroga concessa ai balneari (al 2033) non è valida. Dal 2023 tutto dovrà andare all’asta. Il settore è giustamente preoccupato. In tutta Italia si contano oltre 7500 stabilimenti balneari che arrivano ad occupare in alta stagione più di 44mila lavoratori. La Politica a questo punto non può più rimandare. Tocca alla politica nazionale prendere la strada di Bruxelles e proteggere un comparto non secondario ma parte integrante di quell’Italian Lifestyle fatto anche di accoglienza, ambiente, agroalimentare di qualità, ristorazione, storia e cultura che il mondo ci invidia e che contribuisce al 25% del Pil nazionale.
Il Consiglio di Stato ha quindi inevitabilmente sancito che l’ultima proroga concessa ai balneari (al 2033) non è valida. Dal 2023 tutto dovrà andare all’asta. Il settore è giustamente preoccupato. In tutta Italia si contano oltre 7500 stabilimenti balneari che arrivano ad occupare in alta stagione più di 44mila lavoratori. La Politica a questo punto non può più rimandare. Tocca alla politica nazionale prendere la strada di Bruxelles e proteggere un comparto non secondario ma parte integrante di quell’Italian Lifestyle fatto anche di accoglienza, ambiente, agroalimentare di qualità, ristorazione, storia e cultura che il mondo ci invidia e che contribuisce al 25% del Pil nazionale.
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L'arretramento ferroviario non è solo per Falconara ma per tutto il sistema Adriatico
Nei giorni scorsi Falconara è divenuta il centro del dibattito sull’arretramento ferroviario, il grande progetto di un tracciato ferrato più internato che avrebbe il duplice effetto di agganciare l’Adriatico all’alta velocità, un’assenza oggi penalizzante e calcolata in 6/7 punti di pil in meno per l’economia regionale, e di lasciar libera la costa di sviluppare al meglio le sue potenzialità turistiche. Convegno di grande spessore (qui sopra il video integrale) al quale hanno partecipato l’assessore regionale ai Trasporti, Francesco Baldelli, il presidente della Camera di Commercio delle Marche, Gino Sabatini, il presidente dell’Ordine degli Ingegneri Alberto Romagnoli, e l’ingegner Giuseppe Marconi che in passato firmò il progetto di arretramento della Provincia di Ancona. Una battaglia che nasce a Falconara perché siamo la città più sacrificata ma questo non significa che ci troviamo di fronte a una battaglia campanilistica. Tutta la costa, da Rimini fino a Foggia, è chiamata a discuterne. Niente campanilismo, dicevo, ma è chiaro che chi sta affogando ha diritto di dire la propria opinione e di aggregare gli altri e contribuire con gli altri enti al dibattito generale e a portare avanti la questione. Noi vogliamo parlare con gli altri comuni anche se siamo costretti a sottolineare che non c’è ancora un vero dialogo con Ancona. Eppure gli interessi del Capoluogo sono gli stessi nostri. Questa va fatta insieme. Credo che la Regione Marche, tuttavia, sia pronta per fare la sua parte dimostrando di aver avuto un cambio di passo nell’approccio con il quale è riuscita a coinvolgere anche le altre regioni interessate, nel dialogo instaurato con l’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Ancona (forti di un interessante progetto di pre fattibilità) e anche nella visione sulle infrastrutture marchigiane a partire dal triangolo logistico Ancona-Falconara-Jesi (porto-aeroporto-interporto). Non voglio sentir parlare di utopie. Se si fosse ragionato così non ci sarebbe stata l’Autostrada del Sole e le grandi opere che tutti conosciamo e lo sviluppo che abbiamo conosciuto e che questo Paese, ne sono certo, conoscerà anche in futuro anche se oggi batte il passo. Noi non chiediamo alla Regione di fare l’arretramento. Non è nelle sue competenze. Chiediamo alla Regione di farsi interprete canalizzando l’azione del Governo centrale, magari in collegamento con altre regioni, questo sì. Con forza e determinazione: è questo che la gente ci chiede come azione politica e strategica. Vedete, credo che le Ferrovie siano una grande azienda. Forse la più grande azienda pubblica privata italiana che però è sempre un organo esecutivo dello Stato. È Roma che deve dare gli input giusti. A Roma spetta la fornitura di indirizzi, strategie e strumenti. Dedico il finale di questo intervento al bypass. Ce lo siamo ritrovati sulle nostre spalle questo “passantino” andato avanti anche contro le proteste di tanti cittadini. Lo abbiamo subito e ci siamo opposti chiedendo garanzie sul suo essere un primo passo per l’arretramento generale. Al contempo abbiamo chiesto compensazioni ulteriori rispetto a quello inizialmente previste. Opere che servivano alla città in termini di viabilità, di verde di piste ciclabili. C’è stato un confronto anche aspro con le Ferrovie e stiamo riuscendo. Ora dobbiamo essere bravi a trasformare in realtà le risorse mette su carta per offrire un futuro a questa città.
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ACCORDO RFI-COMUNE PER COMPENSARE IL BYPASS, VIA I BINARI: UN LUNGOMARE VERDE A VILLANOVA E NUOVE STRADE

Sarà migliorata la viabilità e Rfi si è impegnata a versare un contributo di 3milioni per la riqualificazione urbana delle aree che saranno dismesse dalle ferrovie, come previsto da un protocollo d’intesa tra il Comune di Falconara e Rete Ferroviaria Italiana. E’ con soddisfazione e orgoglio che l’amministrazione comunale annuncia questo accordo, già approvato dalla Giunta. Gli interventi previsti miglioreranno l’assetto della zona nord di Falconara e resteranno attuali anche nel caso in cui prendesse concretezza il progetto di arretramento complessivo e generale del tracciato ferroviario, che resta l’ipotesi più cara a questa amministrazione.
Gli interventi più importanti del protocollo d’intesa sono:
- realizzazione di un lungomare a Villanova, al posto dei binari, che permetterà l’accesso diretto alla spiaggia;
- realizzazione di una nuova strada, sempre a Villanova, al posto dello scalo merci di via Castellaraccia, per creare un anello viario finalizzato a rendere fluido, migliorare e rendere più sicuro il traffico in entrata ed uscita dalla Flaminia, senza penalizzare gli esercizi commerciali in attività;
- realizzazione di un’altra strada che colleghi direttamente via del Consorzio con la Statale Adriatica, parallela alla bretella di raccordo ferroviario che congiungerà la linea Orte/Falconara con la linea Adriatica.
Essa consentirà un percorso diretto, soprattutto riferito ai mezzi pesanti, tra l’Aeroporto, via del Consorzio e Cavalcaferrovia verso la grande viabilità per diverse destinazioni. Sarà così definitivamente risolto l’annoso problema della pericolosità della direttrice Via Giordano Bruno/Via Marconi/Via Baldelli, alleggerendone in maniera consistente il flusso veicolare, a tutto vantaggio della sicurezza e dell’inquinamento ambientale.
Affiancato alla bretella di raccordo verrà realizzato un tratto importante di pista ciclabile, essenziale per completare l’intera maglia ciclabile, già in parte in fase di realizzazione e che potrà collegare Castelferretti/Aeroporto/Villanova/Fiumesino/Parco del Cormorano;
Rfi inoltre erogherà un contributo una tantum di 3 milioni di euro, direttamente nelle casse comunali, utili per lo studio e la realizzazione di un progetto di riqualificazione urbanistica ed ambientale delle aree da dismettere, non più strumentali all’esercizio ferroviario, così da realizzare un polmone verde attrezzato tra Villanova e l’arenile, ora occupato dai binari e dalle relative infrastrutture tipiche ferroviarie.
L’Amministrazione pensa che con questi nuovi apporti e contributi, che si affiancano al finanziamento e alla progettazione del nuovo polo sociale e culturale (2,4 milioni di euro) della ex Scuola Lorenzini, alla assegnazione dei fondi (7,5 milioni di euro) del Progetto per il miglioramento della qualità dell’abitare e di rigenerazione urbana (PINQUA), sempre incentrato nel triangolo Fiumesino/Villanova/Area Nord, oltre alla sistemazione del reticolo idrogeologico da parte del Consorzio di Bonifica per superare le periodiche inondazioni, si possa disegnare per Falconara, in particolare per la zona più degradata e problematica, davvero una nuova prospettiva futura e una rinascita della città e del suo territorio, di cui potranno beneficiarne indistintamente tutti i cittadini.
Un ringraziamento va a tutti a partire dai funzionari e da dipendenti che tanto hanno dato in termini di impegno e di professionalità, alla Regione che ha “sponsorizzato” e reso credibili i vari progetti, e allo Stato che ne ha compreso e siglato l’intrinseco valore.