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Api in vendita e la politica che fa? Occhio alla sicurezza nazionale

Noi, come maggioranza al governo di questo territorio, abbiamo sempre chiesto che ogni passaggio societario venga accompagnato da un confronto vero. Il Comune, la Regione e il Governo devono sedersi a un tavolo insieme all’azienda per capire se parliamo di continuità industriale o di una progressiva dismissione. Perché in entrambi i casi le ricadute per Falconara sarebbero enormi: sulla pianificazione urbanistica, sull’ambiente, sulla salute pubblica e sull’economia locale. La vendita alla compagnia controllata dallo Stato dell’Azerbaigian, introduce inoltre un tema geopolitico non secondario. L’Italia, che già importa una quota crescente di gas azero attraverso il TAP, si lega ulteriormente a un partner estero che non risponde a logiche di mercato ma a strategie di governo. Non si tratta di chiudersi al mondo ma di pretendere trasparenza e tutela. La raffineria di Falconara non è un capannone qualunque: è un’infrastruttura che incide sulla sicurezza energetica del Paese e sul destino urbanistico di un’intera città. Non possiamo scoprire a posteriori che i piani industriali prevedono ridimensionamenti o riconversioni non concordate. Chiediamo che lo Stato eserciti pienamente le sue prerogative di controllo e vigilanza, anche attraverso il golden power, e che il Comune sia parte attiva di questo percorso. Per Falconara, insomma, la cessione di Api non è solo una questione di azionisti o di bilanci, ma una partita che riguarda il futuro del territorio: il lavoro, l’ambiente e la possibilità di immaginare una nuova stagione di sviluppo sostenibile. Quale città ospitante abbiamo il dovere di alzare la mano e il diritto di essere presenti a questi tavoli che, ridisegnando il futuro industriale dell'azienda, avranno comunque un impatto con la città. Occorre equilibrio e non possiamo accettare è che tutto questo venga deciso altrove, senza la voce dei cittadini e delle istituzioni locali.
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Raffineria al bivio, è tempo di responsabilità

Ad oggi non sappiamo se questa transizione ad altra proprietà andrà in porto ma bene ha fatto il sindaco Signorini ad avviare canali di comunicazione trasparenti con l’azienda e con le rsu per poi riferire ai cittadini. Altrettanto bene ha fatto la maggioranza a portare il dibattito in Consiglio Comunale. Da parte mia, come consigliere comunale, l’invito che faccio a tutti i colleghi è quello di vigilare, sollecitare e, nei limiti dei nostri poteri e delle nostre competenze, anche proporre senza fare sconti agli attuali o ai nuovi proprietari. Mai abbassare la guardia, oggi, come nel futuro.
Un ruolo che, bonificato da quegli atteggiamenti di interesse elettoralistico per compiacere questa o l’altra consorteria, dovrà essere assunto sia dai consiglieri di maggioranza che da quelli di minoranza, dai cittadini, dalle associazioni e ai movimenti di opinione, dalle realtà economiche e culturali che si muovono su questo territorio.
Tutto ciò può rappresentare una svolta strategica per Falconara, per la Regione Marche e, permettetemi di dire, per l’intero sistema energetico nazionale. Una svolta positiva o negativa? Mi ripeto: vigilare, sollecitare, proporre. Ecco perché dobbiamo affrontare questo tema con la massima serietà, senza cedere né a semplificazioni né a scorciatoie.
Non ci si nasconda dietro al concetto, troppo spesso abusato, che il libero mercato si autoregolamenta. Stiamo parliamo di una delle più importanti raffinerie del Paese, a cui si lega una rete distributiva capillare, la IP, che copre una fetta significativa del mercato italiano dei carburanti. Il loro eventuale passaggio a nuovi soggetti – nazionali o stranieri – non può essere trattato come un fatto esclusivamente privato. L’interesse pubblico è in gioco, in termini di occupazione, fiscalità, concorrenza, sicurezza nazionale e transizione energetica.
Non lo dico solo da consigliere comunale, ma da cittadino che vive in questo territorio, che conosce il peso della sua storia industriale e la fragilità dei suoi equilibri. È evidente che le ricadute occupazionali di una vendita senza garanzie sarebbero devastanti: parliamo di circa 400 di lavoratori diretti, migliaia considerando l’indotto, la logistica, i fornitori.
Qualsiasi passaggio di proprietà dovrà essere condizionato. I punti vincolanti sono il mantenimento dei livelli occupazionali, tutele vincolanti e pluriennali che mettano al riparo dal rischio di ristrutturazioni, tagli e delocalizzazioni, investimenti in sicurezza degli impianti, nel controllo delle emissioni, nella trasparenza dei dati, una graduale riconversione in un polo energetico meno impattante ma ancora strategico per l’Italia, soprattutto oggi, in un contesto geopolitico internazionale instabile. Cedere queste risorse senza una visione industriale e ambientale condivisa equivale a indebolire il Paese.
La partita è complessa, certo. Ma non abbiamo scelta. Il futuro di Falconara si gioca anche – e soprattutto – adesso. Non possiamo più accontentarci del profitto a breve termine. Lo dico anche al mondo imprenditoriale: il legittimo utile di un’azienda non può e non deve essere scollegato dal benessere della comunità in cui opera. È questo il nostro dovere: non per ideologia, ma per giustizia.
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Cari amici, vi propongo un'interessante intervista che Francesco Battistoni, deputato e commissario di Forza Italia nelle Marche, ha rilasciato oggi sul Carlino e durante la quale ha toccato vari aspetti: infrastrutture, economia, elezioni regionali.
Buona lettura
Battistoni (Forza Italia): "Lista nel segno del Ppe. Saremo seconda forza"

"Aperti al dialogo con quanti si riconoscono nei valori dei Popolari europei. Competizioni non ci interessano, felici di accogliere nuovi amministratori".
Francesco Battistoni, deputato e commissario di Forza Italia nelle Marche, fissiamo l’asticella per le elezioni regionali: possiamo dire che l’obiettivo è di essere la seconda forza del centrodestra? "Preciso che le competizioni interne non ci interessano. Detto questo, le reali aspirazioni di Forza Italia sono in primis di lavorare bene e di radicarsi sempre più nei territori come partito moderato di centro. Sì, puntiamo a essere la seconda forza della coalizione di centrodestra, nella quale possiamo portare la nostra salda convinzione e i nostri valori europeisti. Facciamo parte del Ppe (Partito popolare europeo), crediamo nell’Ue e siamo convinti che rappresenti un faro per affrontare e vincere le sfide del nostro tempo. Vogliamo crescere, lo stiamo facendo a ogni elezione e intanto altri amministratori si sono avvicinati al nostro partito".
Anche in Consiglio regionale, dove diversi consiglieri della Lega sono passati nel gruppo di Forza Italia.
Mi permetta di precisare: Giovanni Dallasta è entrato in Consiglio regionale nel gruppo misto, Mirko Bilò e Lindita Elezi avevano già lasciato la Lega per il gruppo misto, prima di aderire a Forza Italia. Sono contento del fatto che ci abbiano scelto, perché significa che siamo attrattivi e che i nostri valori sono aggreganti. In questa strategia si inseriscono i congressi provinciali e comunali che abbiamo celebrato nelle Marche su indicazione del nostro segretario, il vicepremier Antonio Tajani. Ci hanno permesso di avvicinare nuove figure e di accrescere il radicamento del partito. Nelle Marche abbiamo raggiunto la quota di 3.200 tesserati.
Base Popolare dell’ex governatore Spacca propone una lista dei moderati. Ci state?
Guardi, abbiamo già iniziato questo percorso alle regionali di cinque anni fa. Nella nostra lista c’erano il simbolo di Forza Italia e quello dei Civici Marche, a dimostrazione che vogliamo unire anche il mondo civico che si riconosce nei valori moderati e cattolici. Aggiungo: alle elezioni europee Tajani ha presentato il manifesto dei sindaci civici che si riconoscono nel programma di Forza Italia. Come vede, siamo disponibili al dialogo con tutte le forze che si riconoscono nei valori del Ppe.
Quindi ci state?
Ripeto: se c’è condivisione di valori e programma, siamo aperti al dialogo. Ma non chiamiamola lista dei moderati, moderato è un termine del quale si abusa negli ultimi tempi. Definiamola piuttosto come una lista di forze che si riconoscono nel Partito popolare europeo.
Veniamo ai vostri cavalli di battaglia, il Ddl per la decontribuzione per le imprese delle Marche come regione in tansizione e la Zona logistica semplificata. A che punto siamo?
Stiamo andando avanti, la priorità e di ascoltare e supportare le categorie produttive. In finanziaria è stato approvato un ordine del giorno sulla decontribuzione per le imprese delle Marche. Ovviamente sono percorsi complessi, che richiedono passaggi anche a livello comunitario. Abbiamo interessato i vertici nazionali del partito.
Priorità?
La valorizzazione del made in Italy (moda, mobili, agroalimentaere), punto di forza della regione e massima attenzione al potenziamento delle infrastrutture. Le Marche devono essere collegate meglio: ci sono già progetti e stanziamenti del governo, andiamo avanti.
A proposito, da vicepresidente della commissione ambiente, territorio e lavori pubblici ha seguito il problema dei cantieri sull'A14 tra San Benedetto e Grottammare. Quando vedremo la fine?
Intanto le anticipo che prima della chiusura estiva dei cantieri proporrò un altro sopralluogo per verificare lo stato di avanzamento dei lavori.
Alle regionali la sfida sarà con il centrosinistra (probabilmente il "campo largo" guidato dall'europarlamentare dem Matteo Ricci. Preoccupato?
Ogni elezione è una partita a sé stante, va affrontata con il giusto spirito e la convinzione di aver intrapeso la strada giusta in questi cinque anni di amministrazione regionale. Rispetto per tutti, paura di nessuno.
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Servizi, corse, decoro in stazione e bypass: Rfi faccia il suo dovere
Il presente contributo è da intendersi come il primo di una serie di suggerimenti posti alla discussione e alla attenzione di Enti, Associazioni, Forze Politiche e Cittadini.
Oggi, tra i vari aspetti, teniamo a sottolineare l’apporto, a nostro avviso, insufficiente da parte delle Ferrovie dello Stato, funzionale ad una maggiore valorizzazione della città, come essa meriterebbe.
Sappiamo bene che questa affermazione può sembrare, agli occhi di qualcuno, esagerata o suscettibile di reazioni, che appaiono, a nostro avviso, inopportune; ma il nostro obiettivo è il conseguimento di una maggiore attenzione, da parte del più grande Ente economico di caratura nazionale, e non solo, nei riguardi di una comunità e di una realtà urbana che, da più di un secolo, oltre a innegabili benefici, dovuti prevalentemente alla sua privilegiata posizione geografica, è condizionata pesantemente, in concorso con altre, dalle infrastrutture e dagli impianti ferroviari.
Sappiamo anche che ci sono significativi investimenti in corso, ma l’allungarsi in tempi biblici circa la loro realizzazione induce un comprensibile e fastidioso clima di diffidenza.
Ma si risponda, per cortesia, tra le altre possibili, a queste domande:
- - Perché la Stazione ferroviaria, opera architettonica di grande pregio, che non eguali in tutta la linea adriatica, sembra, di fatto, in stato di semiabbandono?
- - Perché i servizi, sia pure quelli collaterali all’esercizio ferroviario e che dovrebbero caratterizzare la cartolina beneaugurale di ingresso, in termini di ospitalità e di immagine, nei confronti di una intera città, sono ridotti all’osso?
- - Perché le fermate dei treni a lunga percorrenza sono state, in grandissima parte, soppresse, contribuendo a causare un notevole disservizio non solo ai cittadini falconaresi, ma anche agli utenti in transito, in particolare quelli diretti da e per la Vallesina, fino a Fabriano ed oltre?
- - Perché all’interno della Stazione non sono stati ancora costruiti gli ascensori per aiutare i viaggiatori nei trasferimenti dal primo binario alla seconda e terza pensilina, soprattutto con riguardo alle persone diversamente abili e agli anziani? Come si conviene ad una Stazione moderna!
- - Perché mai si permette che lungo i binari di stazione crescano costantemente e rigogliosi numerosi arbusti d’erba, facendo assomigliare la stazione ad una sperduta località di campagna e non al biglietto di ingresso di una località di mare?
- - Perché mai la Stazione è priva tuttora di un Bar e/o di un decente Punto Ristoro, nonostante i lavori di restyling messi in opera in anni recenti, i cui locali, però, non sono mai stati assegnati? Vogliamo solo ricordare che la Ferrovia vanta una grande tradizione al riguardo, fin dai primi del ‘900, per la progressiva estensione lungo la rete di una “catena” di caffè ristoratori e la nostra città eccelleva in ciò, luogo di scambio intermodale, anche sociale, e meta di un turismo raffinato; Il caffè ristoratore è stato sempre di grande impatto esterno e di sinergia vitale con la società e con la comunità locale. Perché trascurarlo e non dargli nuova vitalità?
Riteniamo, come Direttivo Comunale di Forza Italia, che adeguati interventi in tale direzione possano contribuire a ridare slancio alla città, rivitalizzare la sua storica tradizione e renderla più appetibile da parte dei suoi visitatori. Sono, a nostro avviso, interventi semplici e doverosi, ma utilissimi.
Una Stazione bella, curata, moderna contribuisce a migliorare l’aspetto cittadino e accelera un nuovo e desiderato “look” di quelle poche centinaia di metri della Via Flaminia che hanno bisogno, indifferibile ed urgente, di un significativo e maggior decoro. Volutamente ci siamo astenuti, per ora, rispetto ai più grandi temi, su cui avremo modo di soffermarci, unitamente alla Amministrazione comunale, che pur sosteniamo, da almeno tre lustri.
Un cenno è, però, d’obbligo. Primo fra tutti riguardano i lavori del bypass ferroviario, il cui prosieguo vediamo, purtroppo, stentare. È vero, sembra che, in questi giorni, siano ripresi, ma con quanti mal di pancia! Soprattutto constatiamo gli ennesimi “stop and go”, i passi da lumaca che non fanno presagire nulla di buono. Per ora abbiamo assistito solo alla devastazione del territorio e a ripetute promesse, seguite dalle immancabili rassicurazioni. Il tutto meriterebbe, in verità, la redazione di un bel “Libro Bianco” per accertare manchevolezze e responsabilità.
Esso rappresenterebbe l’ennesima dimostrazione del timore di inaccettabili incompiute o di ripetuti cambi di direzione, caratteristiche, per la verità, tutte italiche. Le Marche e in particolare la nostra città, terra di gente per bene e laboriosa, non meritano trattamenti di questo tipo! Attendiamo, tuttavia, con fiducia, una forte accelerazione degli interventi, almeno affinché si metta definitivamente in sicurezza il traffico ferroviario dall’attraversamento della Raffineria Api e si possa cogliere l’occasione per realizzare il desiderato affaccio alla spiaggia e un dignitoso lungomare, che proprio la presenza del tracciato ferroviario non ha, fino ad ora, consentito.
Quest’ultimo lo consideriamo un contributo affinché la città si possa riconciliare con la ferrovia, importante riferimento per l’intera Regione, come lo è stato nella storia. Importante nodo dove si incrociano diversi modi di trasporto, al fine di favorire una vera e moderna intermodalità e creare, ancora una volta, opportunità di lavoro, di vita e di sviluppo e non più muri invalicabili fra la città e il suo territorio.