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Due All Blacks per il Parco del Cormorano: ecco il camp dove si gioca a rugby e si impara l'inglese
Da qualche anno le società sportive, oltre a fare da palestra educativa durante l'anno con le loro stagioni agonistiche e gli allenamenti, hanno ampliato l'offerta all'estate con i vari camp dedicati ai giovanissimi. Non fa eccezione il Rugby Falconara che proprio ieri ha dato il via al primo MZ9 Rugby Camp. Per tutta la settimana, al parco del Cormorano, oltre 60 ragazzi (non solo di Falconara ma anche provenienti da Firenze, Piacenza, Jesi, Rovigo, Roma, Milano, Loreto, Ancona, Ivrea, Padova e persino un ragazzo dall’Ucraina) seguiranno una settimana di lezioni tra sport e istruzione.
Pernotteranno in una tendopoli allestita grazie alla disponibilità dell'Anpas che ha fornito le strutture. E avranno come allenatori due d'eccezione come i neozelandesi, AllBlacks Ambassador, Jonathan "Jono" Armstrong e Sam Monaghan. I due "kiwis" insieme a Michele Zanirato (coordinatore), Jounes Anover, (Italia, Allenatore), Hannah Perrett (Inghilterra, Fisioterapista), Chiara Osti (Italia, Responsabile Istruttori) garantiranno ai partecipanti una grande esperienza tra sport (anche marinari, vista la collaboraione con Base Mare) e istruzione per la presenza di una madrelingua inglese.
Il parco del Cormorano per una settimana consecutiva diventa dunque punto di incontro e di amicizia tra giovani ospiti motivati sotto il profilo sociale e sportivo provenienti da tutta Italia e dall’estero. Anche questa è Falconara. Il camp terminerà sabato 16 luglio con la partecipazione degli atleti alla seconda edizione dell’”ERF on the beach”, la manifestazione ludico sportiva che porterà anche quest’anno il Beach Rugby sulla spiaggia di Falconara Marittima e dove, se avremo fortuna potremo assistere allo spettacolo da brividi della haka eseguita dai ragazzi e dai due All Blacks Ambassadors che li hanno seguiti durante tutta la settimana.
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Montedison e gli altri "ex", obiettivo 2018
Chi segue questo blog sa bene che da tempo mi occupo della ex Montedison, del suo recupero e delle possibilità di sviluppo che quell'area, oggi degradata e abbandonata, può avere in prospettiva futura. Certo, siamo in Italia, non è facile addentrarsi tra i gangli della burocrazia soprattutto in un sito sotto la responsabilità di vari enti. Regione Marche per quanto riguarda la difesa della costa, Provincia di Ancona per la pianificazione territoriale, i Comuni di Falconara e di Montemarciano oltre al Ministero dell'Ambiente – per tutta la partita che riguarda la bonifica – e Soprintendenza per quel che concerne la tutela dei beni di interesse storico riconosciuti come esempi di archeologia industriale. Una montagna. Da affrontare, se si vuole arrivare in cima, un passo alla volta percorrendo il sentiero giusto.
Sul tema mi capita spesso di leggere polemiche astratte sull'asservimento del Comune nei confronti del privato, proprietario dell'area. Si dimentica che Falconara, da sola, non ha la possibilità di procedere per proprio conto. L'interesse del privato nella ricoversione dell'ex sito industriale è quindi una chance. Un treno che passa e che va, con dovuta prudenza e senso di responsabilità, preso. Pena, il restare ad attendere per decenni un altro convoglio. Che non è detto passi. In questo scenario si inserisce il mio nuovo ruolo di assessore comunale all'Urbanistica. Servizio che ho accettato volentieri dal sindaco Brandoni e che sto conducendo con rinnovato entusiasmo per cercare di arrivare alla fine della legislatura con tutta la parte burocratica amministrativa svolta. L'obiettivo che mi sono posto è quello di, nella primavera 2018, prima dello scioglimento del consiglio comunale, convocare il privato e dirgli: potete procedere.
Prima bonificando l'inquinamento sotterraneo. Poi dando attuazione al progetto che prevede, in raccordo con la Soprintendenza, la ricostruzione fedele dei beni architettonici ammalorati negli anni. Coinvolgendo nella realizzazione delle nuove strutture le aziende del territorio. E nella commercializzazione futura degli spazi le attività commerciali, artigiane, dei servizi. Si dice che strutture del genere possano essere un pericolo per i negozi al dettaglio. Io credo invece che si possa parlare di opportunità: di nuovo business per chi avvia un'attività ex novo, di raddoppio del punto vendita per chi ne ha già una. I centri storici non si svuotano perché esistono le grandi strutture. Si svuotano se non reagiscono alla presenza di concorrenti. La futura Montedison, con le attività e il giro di clienti che può attrarre, porterà nelle casse comunali nuove entrate economiche. Che il Comune può girare per le iniziative nei centri storici, per migliorarne l'arredo urbano, le strade, la segnaletica.
Montedison è l'esempio principale ma non il solo nella nostra città. Abbiamo tante realtà un tempo produttive e portatrici di ricchezza, posti di lavoro e servizi annessi che oggi sono abbandonate e in cerca di una nuova destinazione d'uso. Quanti "ex": la caserma Saracini, la Liquigas, la Squadra Rialzo. Trasformiamo il degrado in opportunità. In una città che deve il suo sviluppo alla laboriosità, alle opportunità, agli scambi con il resto del territorio regionale e nazionale la vittoria passa per la modernità, non per la conservazione fine a se stessa.
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Liste civiche o partiti: chi riesce meglio a rispondere ai cittadini?
Non è facile rispondere a questa domanda, oggi sempre più ricorrente tra opinionisti, sondaggisti e studiosi vari. C'è chi vede nelle civiche solo cartelli che nascono e finiscono in pochi mesi di campagna elettorale, altri che le giudicano come la risposta più genuina della base alle logiche verticistiche e spesso sorde dei partiti politici, la panacea contro i furbi, i ladri, il decadimento morale dell'essere amministratori. Come sempre, visto che di cose umane stiamo parlando, è vero tutto e il contrario di tutto. Per come la vedo io, dipende, oltre che dalle persone, dalle dinamiche storiche, dalla contestualizzazione dei fatti e degli avvenimenti, dai valori in auge nel momento in cui si vive. Come dire? Un pò ineluttabilmente, da corsi e ricorsi storici. Ma non bisogna farsi prendere dallo scoramento o dalla rassegnazione. Un pò di analisi va fatta. Altrimenti che campiamo a fare? Per cui, rimboccandoci le maniche e aguzzando per una volta ancora il sempre latente spirito critico, dico che una civica, un movimento circoscritto a livello territoriale non sono, per definizione, garanzia di integrità e onestà intellettuale, come chi milita in un partito non è per forza di cose un amorale o, per essere più gentili, un démodé.
Non è facile rispondere a questa domanda, oggi sempre più ricorrente tra opinionisti, sondaggisti e studiosi vari. C'è chi vede nelle civiche solo cartelli che nascono e finiscono in pochi mesi di campagna elettorale, altri che le giudicano come la risposta più genuina della base alle logiche verticistiche e spesso sorde dei partiti politici, la panacea contro i furbi, i ladri, il decadimento morale dell'essere amministratori. Come sempre, visto che di cose umane stiamo parlando, è vero tutto e il contrario di tutto. Per come la vedo io, dipende, oltre che dalle persone, dalle dinamiche storiche, dalla contestualizzazione dei fatti e degli avvenimenti, dai valori in auge nel momento in cui si vive. Come dire? Un pò ineluttabilmente, da corsi e ricorsi storici. Ma non bisogna farsi prendere dallo scoramento o dalla rassegnazione. Un pò di analisi va fatta. Altrimenti che campiamo a fare? Per cui, rimboccandoci le maniche e aguzzando per una volta ancora il sempre latente spirito critico, dico che una civica, un movimento circoscritto a livello territoriale non sono, per definizione, garanzia di integrità e onestà intellettuale, come chi milita in un partito non è per forza di cose un amorale o, per essere più gentili, un démodé.
L'aspetto veramento positivo di una lista civica è, probabilmente, la libertà di dibattito interno, senza l'inquinamento interessato del caporione di turno. O dell'ordine di scuderia. Il che riesce ad ampliare la partecipazione dei cittadini, poco avvezzi nel comprendere la "ragion di Stato" se questa appare nuocere al territorio. A Falconara il quesito in questione ce lo ponemmo già nel 2011 quando prese corpo l'intuizione di Uniti per Falconara, la civica espressione del gruppo di consiglieri e assessori che aveva lavorato tenacemente fin dal 2008 per salvare la città dal default, recuperare credibilità in ambito sovraccomunale, ridare speranza a una popolazione alle corde. Una crisi, ereditata dalle pluridecennali amministrazioni precedenti, in anticipo rispetto alla grande crisi internazionale e affrontata con chirurgiche operazioni di bilancio messe in campo, ben prima che in Italia arrivasse l'epoca dei tagli dello Stato. Tutti obiettivi raggiunti a dispetto dai tanti (troppi) scettici e anche di qualche immancabile gufo di turno. Uniti per Falconara, dunque. Una lista che ha coagulato storie ed esperienze diverse, persone con formazioni culturali differenti, libere di esprimere le proprie opinioni – anche scontrandosi, perché no – ma unite nell'impegno personale e nel fine di fare il meglio per la nostra città.
Un impegno che ci è stato riconosciuto dai cittadini – che ci hanno confermato nel 2013 – ma che non è esente da limiti. Primo fra tutti, l'isolamento, un rischio che, anche oggi, è sempre dietro l'angolo. I partiti tradizionali avevano (anche se molti di loro hanno smarrito questa caratteristica) la bontà di incentivare la tessitura di rapporti sovraccomunali. Di unire gli intenti. Come lo stesso sindaco Brandoni ha ricordato pochi giorni fa al consiglio comunale aperto di Camerata Picena sulla questione del campo profughi alle Saline "non si può più ragionare per piccoli comuni ma occorre lavorare insieme per ambiti omogenei". Niente di più giusto. Ecco, forse l'appunto che ci si può fare è quello di aver speso tanto per Falconara ma aver allacciato, solo sporadicamente, rapporti con altre realtà a noi simili.
Nella coalizione di maggioranza, tuttavia, qualcosa si muove. Insieme Civico, ad esempio, è entrata di recente a far parte della prima Confederazione delle Liste Civiche della Vallesina. Ne fanno parte, al momento, oltre alla civica falconarese, anche Insieme Civico Jesi, ApertaMente Chiaravalle, Impegnati per Monsano e Torre Civica di Castelbellino. Obiettivo: “unire le forze, avere strategie comuni e discutere insieme dei temi importanti del nostro territorio" ha spiegato il coordinatore Marco Giampaoletti. Nel frattempo, ad Ancona, si assiste alla nascita di Progetto Città, intergruppo formato da cinque consiglieri civici di opposizione (La Tua Ancona, 60100 Ancona più Simone Pizzi). Penso, quindi, che Uniti per Falconara debba fare un passo in avanti. Pur mantenendo la sua autonomia, ad Upf farebbe bene entrare in una logica di Rete Civica aperta al territorio, pronta a sposare battaglie comuni (come nel caso della mozione contro il centro profughi, per ora votata a Camerata ma redatta in collaborazione con i consiglieri falconaresi presenti), ad ampliare gli spazi di confronto, interpretare l'attualità e fornire il maggior supporto possibile all'amministrazione cittadina. Perché i Comuni non sono Principati autonomi. E alla lunga l'azione amministrativa diventa asfittica se non si confronta con l'esterno, come diventa sorda se non dibatte al suo interno.
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Roccheggiani e Badiali, impianti a livello regionale da vivere
Impianti sportivi da vivere 365 giorni l'anno. Tra attività agonostica, di base ed eventi. Velleità per Falconara? Direi di no dopo aver assistito, nei giorni scorsi, all'iniziativa organizzata dall'associazione sportiva Sogni e Passioni, la stessa che qualche tempo fa ha portato Javier Zanetti a calciare per beneficenza al PalaBadiali. Iniziativa, il Torneo 25 Aprile, arrivata alla quarta edizione e dedicata ai baby calciatori nati tra il 2004 e il 2009. Tra giocatori, allenatori, accompagnatori e genitori, circa 2000 persone.
Impianti sportivi da vivere 365 giorni l'anno. Tra attività agonostica, di base ed eventi. Velleità per Falconara? Direi di no dopo aver assistito, nei giorni scorsi, all'iniziativa organizzata dall'associazione sportiva Sogni e Passioni, la stessa che qualche tempo fa ha portato Javier Zanetti a calciare per beneficenza al PalaBadiali. Iniziativa, il Torneo 25 Aprile, arrivata alla quarta edizione e dedicata ai baby calciatori nati tra il 2004 e il 2009. Tra giocatori, allenatori, accompagnatori e genitori, circa 2000 persone.
Sono venute a Falconara squadre da tutte le Marche: 45 in tutto. Per mini partite che hanno interessato anche le ragazze del calcio a 5 femminile, categoria Allieve. Una grande festa, che Sogni e Passioni ha organizzato in collaborazione con il Comune, il Città di Falconara e l'aiuto di tanti sponsor privati che hanno sostenuto l'iniziativa. Il Roccheggiani, perfetto nonostante la pioggia torrenziale del giorno precedente, ha ospitato unitamente al Palasport Badiali.
Due impianti che vorrei vedere sempre così e per i quali la giunta comunale sta lavorando per investire nei i prossimi anni consistenti risorse pubbliche. Per gli impianti sportivi auspichiamo lavori per oltre 1 milione di euro che interesseranno, oltre ai due già citati, anche lo stadio Fioretti e il campo sportivo Amadio.
Due impianti che vorrei vedere sempre così e per i quali la giunta comunale sta lavorando per investire nei i prossimi anni consistenti risorse pubbliche. Per gli impianti sportivi auspichiamo lavori per oltre 1 milione di euro che interesseranno, oltre ai due già citati, anche lo stadio Fioretti e il campo sportivo Amadio.
Come detto più volte, la posizione geografica di Falconara, baricentrica rispetto alla regione, facilmente raggiungibile da strade e autostrade, rende appetibile l'uso dei nostri impianti per grandi manifestazioni. Sta a noi mantenere fruibili le strutture e farle essere pronte a servizio dell'intero territorio.